Nell’educare Fiore abbiamo imparato a ponderare i NO e dopo svariate esperienze abbiamo creato due categorie:
• No tassativi (compromettono la sicurezza del bambino)
• No che si potrebbero evitare (compromettono il mio stato mentale e limitano il bambino)
Perché questo? Perché esiste nelle mente di noi genitori una paura innata che ci fa credere che spesso i nostri figli non sappiano fare, che dobbiamo fare noi per loro.
È normale avere paura, ed è un nostro dovere cercare di mettere in sicurezza sempre i nostri figli, però spesso alcuni no, comportano limitare il bambino nell’apprendere qualcosa e con un nostro lavoro interiore potremmo rendere questi episodi qualcosa di più che un semplice negare e basta.
“Non salire sullo scivolo” , “non scalare quel muretto” , “non andare lì perché è cacca” , “non andare su quella giostra perché non sei capace” .
I no che si potrebbero evitare sono davvero tanti e tendono spesso a diventare frasi che non hanno senso logico con la realtà (esempio quando gli diciamo che quell’oggetto è “cacca” ma in realtà è solo una vasetto di ceramica) e mettono in crisi il pensiero del bambino dandoci poca credibilità.
Per riuscire a fare questa distinzione ci siamo fatti più volte queste domande:
Sto dicendo no per paura mia?
Sto dicendo no perché oggi non ho pazienza?
Sto dicendo no per punirlo?
Sto dicendo no perché sto facendo altro?
Quando ci sorgono questi dubbi abbiamo il potere di riflettere e provare a non dire e vedere cosa succede, a lasciar fare e osservare.
L’autonomia, la responsabilità, il sentirsi pronti e capaci, affrontare la paura, e crearsi la propria autostima arrivano anche da queste esperienze perché se diamo fiducia al bambino, lui avrà la possibilità di provare, sbagliare o farcela da solo.
Il lavoro del genitore è come quello di una guida turistica: bisogna studiare prima il percorso, sapere cosa raccontare e tenere ben presente cosa si può fare e cosa no. Il genitore fa un lavoro simile con il proprio bambino , fa in moda che lui si possa esprime attraverso un ambiente studiato, sicuro. Lo aiuta nelle difficoltà e nei suoi successi, gli mostra la via e gli permette di andare oltre e vedere cosa succede, ma allo stesso tempo è molto deciso e fermo nelle sue decisioni.
Se cercassimo di utilizzare solo i no tassativi, avremo più possibilità nel fargli capire le cose che si possono o non possono fare e soprattutto spiegare loro il perché: “so che vorresti correre per la strada ma per la tua sicurezza dobbiamo rimanere sul marciapiede, ci sono le macchine.”
Questo non è semplice, è un lavoro di pazienza e di tante prove. Sappiamo che a volte vorremmo fare di più, ma non è questo motivo di frustrazione, basta saperlo, accoglierci (perché siamo anche noi essere umani) e cercare di fare sempre il possibile quando si può. L’atteggiamento di un genitore sicuro nelle sue scelte, onesto e umile non solo porta la mamma e il papà in evoluzione verso se stessi, ma attraverso questi piccoli accorgimenti, trasferiamo ai nostri bambini un’educazione più consapevole, senza fronzoli, lineare e creiamo davvero un rapporto reciproco di fiducia e rispetto.
Da quando il metodo di Maria Montessori, è diventato la nostra filosofia di vita, ho approfondito con piacere i materiali educativi, che la Dottoressa creò per le sue scuole dei bambini. Questi materiali, hanno la caratteristica di presentarsi sotto forma di gioco, andando incontro al desiderio innato che il bambino ha verso la conoscenza . Le nomenclature Montessori, hanno proprio questa caratteristica:
Aiutano a sostenere questo desiderio del bambino, nel dare un nome agli oggetti.
Intorno ai 18 mesi, il bambino inizia a comprendere che ogni oggetto ha un nome, e ha lo stimolo di volerne conoscerne sempre di più. Questo processo inizia quando il bambino non sa ancora pronunciare i nomi degli oggetti che impara, sarà però, comunque in grado, di fare un importante riconoscimento visivo delle lettere e di riuscire, con il tempo, ad individuare il nome uguale corrispondente all’immagine.
Fiore con nonna Loredana, mentre imparano le parti del Fiore
Cosa sono le nomenclature?
Sono delle vere e proprie carte suddivise in due parti: l’immagine dell’oggetto e il suo nome. Esiste anche una terza parte dedicata a una piccola descrizione dell’oggetto.
In genere si inizia con gli oggetti più conosciuti dal bambino, con cui ha stretto contatto nella sua quotidianità, per poi spaziare con altri oggetti e altre categorie. Le nomenclature permettono al bambino di conoscere un argomento preciso selezionando gli oggetti di quell’argomento e offrendogli il vocabolario di questi, stimolando così connessioni mentali.
Le nomenclature vengono usate anche per insegnare un concetto, come il ciclo della vita, le parti del fiore, il ciclo del seme. Il bambino in questo modo, potrà assorbire informazioni preziose che lo aiuteranno nel futuro, a ricevere approfondimenti di quell’argomento.
Le caratteristiche delle nomenclature
Immagini reali o verosimili: ciò che viene descritto nelle carte, deve essere facilmente riconoscibile dal bambino, pertanto le nomenclature dovrebbero essere il più reali possibili.
Sfondo neutro: il bambino non deve ricevere altri stimoli mentre osserva l’oggetto, perciò lo sfondo neutro fa si che il bambino si concentri sull’elemento al 100%.
Proporzioni: Il bambino che osserva le nomenclature, dovrebbe avere idea anche delle proporzioni di quell’oggetto, pertanto le immagini dovrebbero riuscire a dare le varie misure di grandezza. Esempio: l’immagine di una gatto, sarà più piccola di quella di una mucca.
L’uso del corsivo minuscolo: Le carte delle nomenclature sono accompagnate anche dal nome dell’oggetto, che spesso viene indicato con il corsivo minuscolo per allenare l’occhio del bambino alla scrittura.
Categorie: Le carte sono suddivise per categorie per aiutare il bambino nella creazione di concetti.
Tipi di nomenclature
Oggetti veri o oggetti replica: Dai 12 mesi è la maniera più semplice per esporre il bambino a nuove parole, utilizzando oggetti di vita quotidiana, come mestoli e utensili da cucina o frutta /verdura, oppure oggetti replica come animali della savana o della fattoria collocati nelle carte delle nomenclature. Dai 14 mesi, si può introdurre le carte su cui vi è rappresentato l’oggetto per allenare la bidimensionalità. Una volta appresa l’abilità, possiamo proporre l’oggetto abbinato alla carta raffigurata, così il bambino potrà divertirsi ad abbinare oggetto e carta.
Carte simili tra loro: Dai 14 mesi possiamo presentare più carte identiche di quell’oggetto. Quando vedremo che ha acquisito questa abilità, potremo offrirgli lo stesso oggetto ma identificando sulle carte, alcune differenze. Per esempio, carte raffigurate razze diverse di gatti.
Nomenclature classificate: . Possiamo proporre più carte raffigurate con immagini di oggetti a tema (uccelli, alberi, organi, vestiti) Questo servirà al bambino per imparare nomi nuovi e accrescere la sua cultura. Queste sono composte da tre elementi:
– L’immagine muta (senza il nome)
– etichetta con il nome (senza articolo)
– L’immagine con il nome
Come utilizzare le carte delle nomenclature?
All’inizio. Come abbiamo visto, le nomenclature serviranno principalmente per aiutare e memorizzare vocaboli nuovi con gli oggetti correlati. Ripetendo insieme al bimbo, giocando, lasciandogli il tempo di familiarizzare con loro. ( Ho scritto un articolo su come preparare un’attività, se vuoi leggerlo clicca qui) Per i bambini più grandi però, possono essere usate per insegnare al bambino a leggere e scrivere.
Per questo scopo, vi servirà avere una carta munita di immagine e nome e una carta identica ma muta. Questo darà al bambino la possibilità di poter associare la carta tramite la scrittura, individuando l’etichetta corrispondente all’immagine completa. Acquisita questa abilità, potrà utilizzare lo stesso esercizio ma cercando di trascrivere di suo pugno la parola sotto la carta.
Ho creato carte di nomenclature classificate, con immagine completa di scritta e carte mute. Sono tutte personalizzate e caratterizzate dall’immagine reale. Le trovi qui!
Le nomenclature come materiale di studio
Per queste nomenclature viene presentata la parte dell’animale o della pianta interessata in bianco e nero mentre il resto viene colorato. (esempio: Il pistillo nel fiore). Lo scopo è fornire una visione più ambia per applicare la conoscenza su altre piante e animali. Dai 3 ai 6 anni è un’attività molto semplice e bella per il bambino. Per ogni argomento potete preparare:
– immagini mute
– cartellino del nome
– immagini con il nome
– schede contenenti frasi semplici che descrivono le immagini
– Dai 6/7 anni una legenda a parte con immagine a sinistra e definizione a destra con il nome dell’immagine.
Per iniziare prendete la carta del fiore e chiedete al bambino cosa vede, discutete su cosa hanno in comune i fiori, prendete la parte desiderata e riconosciuta e discutete sull’utilità di quella parte del fiore e continuate così con le altre parti. In un secondo momento assocerà anche i cartellini con i nomi e solo dai 6 anni circa si userannno le legende. Potete aiutare a integrare le cose imparate, disegnando o costruendo un suo album copiando dalle immagini.
Le attività delle nomenclature, come avrai capito, sono un materiale educativo che sostiene lo sviluppo cognitivo del bambino e lo aiuta a crearsi un’immagine concreta del mondo che lo circonda. Prendi i miei riferimenti di età come esempio, ma ricordati di osservare il bambino e capire qual è il suo vero interesse!
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensi di questo argomento e se hai dubbi o condivisioni sul tema. Se ti va, fammelo sapere nei commenti e se lo trovi interessante, condividilo! ❤
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link dei miei libri preferiti e alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook come Ledda Family Blog! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto, ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
Ho comprato i primi giochi a Fiore, quando lei aveva 12 mesi. Non sono mai stata una grande fan dei giochi, ma ho sempre nutrito un certo piacere a vedere giochi minimalisti e belli nel loro design. Quando è nata Fiore, ho iniziato il mio percorso nel mondo Montessori e ho subito abbracciato la filosofia del “ poco è meglio”.
Scoprire che mia figlia si diverte di più a passare il suo mini mocio per tutta la casa, lasciando i suoi giochi sullo scaffale a prendere polvere, mi ha fatto riflettere. A volte si pensa che per riuscire ad intrattenere un bambino serva tanto, in realtà il bambino (quello piccolo soprattutto) ha bisogno di ripetere e ripetere e ripetere ancora per apprendere il funzionamento delle cose.
Offrire ai nostri figli pochi giochi, ma di qualità, adatti ai loro interessi del momento e soprattutto versatili nel loro uso, è un vero e proprio beneficio. Vediamo perché.
Il concetto di ordine
Il bambino ha un bisogno innato di ordine, ti sembrerà strano, ma sappi che se offriamo la possibilità al bambino di sperimentare l’ ordine, sarà lui stesso a ricercarlo. Se offriamo ai nostri figli 5/6 giocattoli, ben disposti su uno scaffale, intriganti, che catturino il suo interesse del momento, lo invoglieremo a limitare il suo disordine fisico e mentale.
N.B Il tuo buon esempio, può aiutare questo processo!
“Metto a posto decine e decine di volte i giochi di Fiore, per farle vedere che ogni qualvolta vuole usare un gioco o leggere un libro, prima deve riporre il materiale che stava usando in precedenza. Provaci, ti assicuro che prima o poi queste fatiche saranno ripagate.😍”
Un gioco sviluppa l’autostima
Offrire la possibilità a nostro figlio di usare e passare più tempo su una certa attività, lo aiuta a sviluppare padronanza in quel gioco, perciò la conseguenza sarà sentirsi più capace, sicuro e in grado di fare le cose da solo. Pensate a tutte le volte che vostro figlio conclude un’attiva, il sorriso e la felicità che traspare sul suo viso quando vi guarda soddisfatto, è davvero unica!
Concentrazione
Avere troppi giochi e vivere in un ambiente caotico, non aiuta la capacità di attenzione del bambino. Al contrario, un ambiente tranquillo, ordinato, con pochi stimoli, da la possibilità al bambino di concentrarsi più a lungo su quel gioco apprendendo più nozioni e aumentando le sue capacità.
Il controllo dell’errore
Ho già parlato in un mio articolo di come le conseguenze naturali della vita, possono aiutare i nostri figli a capire le vere conseguenze delle loro azioni. Se un bambino ha tanti giochi e ogni volta che uno si rompe, viene semplicemente sostituito, farà più fatica a fare suo il concetto di responsabilità. Avere invece, pochi giochi e riuscire a prendersene cura, gli darà la possibilità di valorizzare di più quello che possiede. Soprattutto quando rompe quel gioco o lo perde, facciamo presente che non potrà più utilizzarlo e che la conseguenza naturale sarà che, purtroppo, non potrà più divertirsi con quell’attività.
La bellezza
A chi non piace vedere le cose belle? Quando ammirate qualcosa che vi piace non sentite anche voi di essere inondati da calma e tranquillità? Ai bambini piacciono le cose belle, come a noi adulti. Se curiamo il materiale, l’ambiente in cui viviamo questo aiuterà il bambino a sviluppare la sua immaginazione e riuscirà a concentrarsi meglio.
Creatività
Offrire giochi destrutturati sviluppa il gioco libero. Questo tipo di giochi, hanno la capacità di aiutare il bambino ad utilizzare la sua fantasia, la sua immaginazione, spingendolo ad utilizzare lo stesso materiale in più modi.?????? Un esempio potrebbe essere questo??????. Il bambino impara ad usare ciò che ha, sviluppando più abilità e coltivando in questo modo, la pazienza, il controllo della frustrazione e il gioco autonomo.
Conoscere
Usando materiali che arrivano dalla natura o dal nostro ambiente quotidiano, offriamo la possibilità al bambino di conoscere, sperimentare, fare esperienze. Una casa con pochi giochi invoglia il bambino a uscire a voler passeggiare, condividere una merenda al parco. Più tempo i nostri figli trascorreranno a costruire questo tipo di competenze, più facile sarà per loro sviluppare interazioni sociali, l’amore per il mondo e per la conoscenza.
Se vi può essere utile ho preparato una piccolo approfondimento. Ecco qui come è sistemato l’ambiente di Fiore (16 mesi) a casa nostra e dai nonni.
Se vuoi farti un’idea di gioco destrutturato puoi guardare questa lista che ho creato.
Questa lista invece è dedicata per bambini dai 0 ai 12 mesi.
Questa lista comprende alcune delle attività che sto usando ora con Fiore.
La balance è un gioco super versatile per ogni tipo di età!
Infine ti lascio da leggere due articoli su quali attività proporre a bambini da0- 6 mesi e bambini da 1 anno in su!
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Ogni bambino è diverso, osservarli ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare.
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook come Ledda Family Blog! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto, ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
Di recente, mi è capitato di cercare informazioni sul cervello dei bambini e devo dirti che il mondo delle neuroscienze mi ha aperto completamente la mente. Ha cambiato totalmente la mia visione del bambino.
Mi sono sempre chiesta cosa succedesse all’interno della testolina di mia figlia e di come si sarebbe sviluppata nel corso della sua vita. Come è riuscita a passare dal gattonare al camminare, a capire cosa le piace oppure no, come ha fatto a trasformare un vagito in una parola. Ti sembrerà banale, ma ti sei mai domandato/a come riesce tuo figlio a crescere e sviluppare abilità in così pochissimo tempo? O come mai ci sono momenti in cui da calma apparente scoppia a piangere e si dispera come se fosse la fine del mondo?
Io si, e ho letto una marea di libri a riguardo, infondo all’articolo ti lascio i miei preferiti 😀
Ciò che mi ha catturato di più, è stato lo scoprire che c’è un perché a tutti quei comportamenti dei bambini, che noi adulti spesso reputiamo “strani” . Di cosa sto parlando?
Ti è mai capitato di vivere situazioni in cui un attimo prima tuo figlio stava facendo tranquillamente le sue azioni quotidiane come mangiare colazione, e un attimo dopo ti urla in faccia e piange perché non la vuole più?
Oppure mentre sei al supermercato, in un attimo ti ritrovi in mezzo alla corsia con tuo figlio in preda a una crisi isterica perché gli hai detto che non poteva comprare quel pupazzo?
Ti sei mai trovato in preda al panico in mezzo al ristorante mentre tuo figlio sbatte i pugni a terra contro il pavimento e tu non sai nemmeno il motivo?
In tanti anni passati a fare l’educatrice in oratorio e nei campi scuola, ho sempre catalogato questi comportamenti come capricci, o poca educazione da parte dei genitori. Logicamente mi sbagliavo. Ora che non sono più una semplice educatrice ma sono anche mamma, mi sono sentita in dovere di dare un perché a questi scenari particolari che mia figlia, Fiore, attua nei miei confronti. Io sono cresciuta a suon di castighi e premi e le classiche frasi “ Se non la smetti subito, ti metto in punizione “ ,ma non per questo ho attuato lo stesso comportamento con mia figlia. Secondo te, i nostri figli, ci rendono la vita difficile di proposito? Sono solamente capricciosi e testardi? Queste idee, sono favorevoli ad un buon rapporto familiare ?
Sai, io credo che essere genitore sia un grande privilegio quanto una grande responsabilità. Un genitore, sta crescendo l’adulto di domani e se ci pensi un attimo, questo compito non ti sembra importante quanto pensare al futuro del nostro pianeta?
Il pensiero del “ Si è sempre fatto così, quindi va bene anche per me”, a me ha stufato. Voglio fare la differenza nel futuro di mia figlia, lo voglio per la sua vita, ma soprattutto per il mondo in cui lei vivrà domani e dell’adulto che sceglierà di essere.
Perciò eccomi qui a raccontarti cosa ho scoperto. Non sono un medico, nemmeno uno specialista, perciò cercherò di essere il più terra terra possibile per arrivare a tutti quei genitori che come me, vogliono sperimentare il “lavoro” del genitore in maniera più consapevole.
Il cervello del bambino cambia dal punto di vista fisico, nel corso di tutta la sua vita. E come si sviluppa e si plasma? Attraverso l’esperienza. Ogni esperienza che facciamo nella vita, cambia la nostra attività mentale e questo ci da la possibilità di modificare in continuazione le connessioni fra i neuroni, per poter raggiungere un grado più elevato di concentrazione, felicità, obiettivi e lo stare bene con se stessi.
In pratica, ogni cosa che insegni a tuo figlio gli rimarrà impressa sotto forma di connessioni che, quasi sicuramente, lo accompagneranno per il resto della sua vita.
(Non so a te, ma a me, questa frase ha fatto riflettere su quanto la responsabilità di un genitore sia incredibilmente alta.)
Il bambino plasmerà il suo cervello con tutte le piccole azioni quotidiane: trascorrendo tempo in famiglia, con gli amici, a scuola e imparando a conoscere il mondo e instaurando relazioni. Il cervello di nostro figlio è infatti composto da un emisfero sinistro uno destro e uno chiamato rettiliano.
Quello sinistro ama l’ordine, è razionale, logico e linguistico. Dispone le cose in base a un ordine preciso, una sequenza e un sistema. Ha la capacità di esercitare l’autocontrollo, gli piacciono le liste, l’organizzazione.
Quello destro è olistico. Non si interessa ai dettagli, si interessa più alla situazione generale, all’esperienza. Preferisce la comunicazione non verbale e si dedica alle espressioni del viso e del corpo, alla gestualità, al tono della voce. L’ordine non gli interessa, si occupa dei ricordi, di piccoli momenti ed emozioni. Grazie a lui puoi provare quelle che chiami “sensazioni di pancia”, le emozioni del cuore. Questo emisfero è più intuitivo, emozionale ed artistico.
Quello rettiliano è il più antico. Nell’arco dell’evoluzione dell’uomo, il cervello ha subito molte trasformazioni, si è evoluto, ma questo non vuol dire che sia diventato più intelligente, ma semplicemente si è aggiornato incorporando nuove abilità e strumenti. Quello rettiliano, si trova nella parte inferiore ed è quello che abbiamo in comune con i rettili, ci permette di lottare per la sopravvivenza. Lui è in grado di farci sentire il senso di fame, ci consente di respirare, ci fa sentire arrabbiati e provare la paura.
Come puoi vedere, il cervello umano è un agglomerato di ragione, sentimenti ed emozioni. C’è però una cosa fondamentale da sapere, i bambini nei loro primi anni di vita non hanno la capacità di realizzare l’integrazione fra le diverse parti del cervello, in pratica trovano difficoltà a:
Prendere decisioni
Gestire le proprie emozioni
Controllare i propri impulsi
Capire ragionamenti di causa – effetto
Avere la capacità di seguire istruzioni
Sviluppare empatia
Immagina che il cervello di tuo figlio sia una casa in costruzione, con le fondamenta da costruire e i muri e i pilastri portanti da dover sviluppare . Il suo cervello è quindi in piena costruzione e matura dal basso verso l’alto e da dietro verso davanti. Questo perché la corteccia pre frontale, quella situata più o meno in pari alla nostra fronte, è l’ultima a svilupparsi. La sua maturazione completa arriva quando si raggiungono i 25 anni circa di età, è proprio lei che si occupa di gestire tutte quelle infrastrutture celebrali che un adulto dovrebbe avere. Dopo tutte queste premesse:
I nostri figli, nei primi anni di vita, non sono in grado di autoregolarsi!
Perciò quando entrano in quello stato che noi chiamiamo “crisi” il loro cervello sta usando troppo più un emisfero escludendo l’altro. E’ come se il loro cervello andasse completamente in TILT.
Per questo motivo il bambino si sente in pericolo, si mette in una situazione di allerta dando il via a comportamenti irrazionali, impulsivi, che non può controllare. La paura prende il sopravvento e perde il controllo di tutte le sue emozioni.
Nel primo anno di vita di un bambino, comandano il cervello rettificano equello emotivo. E’ inutile pensare di mettersi a ragionare con un neonato che ha sonno o fame, pensando di poter risolvere la situazione in modo razionale, l’unica cosa che resta da fare è soddisfare le sue esigenze. In questi anni i genitori devono attuare diversi tipi di strategie per riuscire a trovare un punto d’incontro tra i suoi istinti più primitivi e le sue necessità emotive.
Quando il bambino raggiunge il suo terzo anno di vita, il cervello razionale si fa sentire e assume un ruolo fondamentale nella vita del bambino. Se sei un genitore che ha già vissuto la fase dei mille “perché”, beh, hai assistito alla comparsa dell’emisfero sinistro. In questa fase il bambino sperimenta la logica attraverso il linguaggio, ed è interessato a conoscere i rapporti di causa – effetto. Ecco perché ti riempie di domande fino allo sfinimento 😆 (Ora che lo sai, vero che vedi già tutto da un’altra prospettiva?)
L’integrazione degli emisferi, è ciò che serve al bambino per aiutarlo a non sbandare troppo da una parte all’altra, e per imparare a vivere in maniera equilibrata, capace di comprendere se stesso e gli altri. È necessario che i cervelli lavorino in sinergia.
Il ruolo dell’adulto
Indovina un po’ chi ha le competenze per aiutare il bambino in questa grande impresa?
TU! Il nostro compito è aiutare i nostri figli a superare le crisi, ma non solo, a raggiungere l’emisfero che non stanno utilizzando in quel momento, e diventare porti sicuri, leader e guide responsabili.
Quello che ti servirà integrare dentro di te, è la consapevolezza che tuo figlio ha bisogno di un co- regolatore che lo aiuti nei momenti di tilt attraverso empatia, limiti, affetto e comprensione.
Il tuo comportamento sarà fondamentale. Bisognerà cercare di attuare strategie particolari per riuscire a metterci in contatto con la parte del cervello che ha preso il sopravvento.
“ Proprio in questi giorni sto affrontando con Fiore il distacco dal seno. Ha quasi sedici mesi, e io mi sento arrivata al traguardo finale, ho bisogno di smettere di allattare, per me stessa e la mia salute mentale 😉 . Ogni volta che nego il seno, logicamente Fiore va in Tilt, la parte inferiore del suo cervello manda allarmi a tutto spiano, inizia a piangere, disperarsi, sovente si accascia sul pavimento e urla. Prova emozioni forti e non riesce a ragionare. Cosa ho fatto? Ho cercato di entrare in connessione con lei attraverso la comprensione. Mi sono messa al suo livello, l’ho abbracciata, le ho comunicato che cosa stesse provando: paura, rabbia. Ho usato il linguaggio del corpo per farle capire che io ero lì, per lei, pronta a consolarla e poi ho cercato di porgere la sua attenzione verso altro. Le ho proposto di andare in cucina, preparare uno snack e bere un po’ d’acqua. Ha smesso di piangere e felice ha pensato ad altro.”
Io e Fiore nei nostri momenti di intesa
Ora avrai capito perché la rabbia di tuo figlio, a volte prende il sopravvento. Ci sono tantissime strategie per entrare in empatia con i nostri figli, ecco qui due consigli che mi stanno rendendo la vita più semplice:
NOMINIAMO LE EMOZIONI Quando l’emisfero destro esplode con emozioni intense e incontrollabili, aiutate i vostri figli a riconoscere cosa stanno provando. Nominiamo l’emozione e se sono un po’ più grandini chiediamo loro cosa li fa star male. In questo modo stiamo aiutando nostro figlio a dare un senso a quell’esperienza connettendoci con l’emisfero sinistro.
SVILUPPIAMO L’EMPATIA Quando vostro figlio è in preda a una crisi emotiva, il nostro compito è quello di metterci in sintonia con lui attraverso l’empatia. Prendiamo con rispetto ciò che sta provando e cerchiamo di trasmettergli sicurezza, forza e presenza. Potete usare frasi come :
“Mi spiace che sei così triste”
“Lo so, anche io avrei voluto tanto…”
“Sono qui se ti serve un mio abbraccio”
“So che sei arrabbiato, anche io lo sarei se…”
Evitate frasi come :
“Ma dai non è niente”
“Non preoccuparti, non essere triste”
Non fingiamo che non succedano le cose. I nostri figli hanno bisogno di vivere ciò che provano riconoscendo i loro sentimenti. Riuscire ad aiutarli a crescere per me è davvero una conquista non indifferente. Cresceremo noi come individui, affrontando sfide e rimanendo presenti, aiutandoli a crescere in un mondo più consapevole.
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensi di questo argomento e come gestisci i i momenti di crisi. Se ti va, fammelo sapere nei commenti.
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Maria Montessori creò per i bambini un vero e proprio rito per il compleanno. Questo evento ha come centro il bambino e la sua storia, mettendolo davvero al centro della festa. Questo modo di festeggiare va un po’ oltre le classiche feste di compleanno tradizionali, ma soprattutto attribuisce al bambino una nuova visione del poter festeggiare senza per forza dare come massima importanza al momento dei regali. Personalmente lo trovo un bellissimo modo di festeggiare la vita e il tempo che scorre attraverso i propri racconti.
Occorrente: nastro per gli spicchi, mappamondo, un cartoncino giallo per il sole, 12 cartoncini per ogni mese dell’anno.
Rituale
Nelle scuole Montessori si prepara un cerchio diviso in spicchi con i nomi dei mesi. Al centro del cerchio vi è disegnato il Sole. Potete anche creare un grande sole con dodici raggi e scriverci all’interno il nome del mese. Accanto a questo simbolo viene posta una candela. A fianco a questi oggetti c’è sempre un mappamondo. A questo punto c’è chi prepara un quaderno, o semplicemente delle fotografie stampate da mettere a fianco al sole. Queste fotografie accompagneranno il piccolo nella crescita mostrando chiaramente il suo aspetto che cambia nel tempo. Tutti si siedono in cerchio, il festeggiato accende la candela ( che rappresenta il sole), prende il mappamondo (che simboleggia la terra) e inizia a compiere il giro intorno al sole cominciando da quando è nato e procedendo nel senso del calendario. A ogni giro si può cantare una canzoncina a vostro piacimento e dopo il bimbo racconterà gli avvenimenti più importanti dell’anno vissuto mostrando le foto che ha scelto. Si posso anche scegliere alcuni oggetti significativi da mettere vicino al sole, oppure il numero di candeline quanti sono gli anni del bambino.
Una volta concluso il rituale si può pensare di continuare la festa offrendo esperienze di gioco e attività non troppo artificiali ma che possano in qualche modo stimolare il bambino, magari con materiali per creare, sperimentare o costruire qualche cosa. Per esempio scegliere spazi aperti come i parchi o prati oppure location semplici attrezzate con strutture essenziali che possono lasciare spazio al movimento del bambino. Un’idea molto bella è anche offrire ai bambini l’esperienza di una caccia al tesoro o giochi simili che hanno come obiettivo l’aggregazione e la condivisione. Infine per un compleanno super, non può mancare la torta! Se poi l’avete preparata insieme a lui acquisirà un valore aggiunto di gratitudine e soddisfazione!
Perché questo rito?
Questo rituale rientra nei concetti di Educazione cosmica ( Termine usato da Maria Montessori che conduce il bambino verso la scoperta della vita e l’amore per essa). Aiuta il bambino a capire lo scorrere del tempo, crea un giusto rapporto di rispetto verso la vita. Aiuta il bambino a godere della condivisione e dell’ascolto e lo pone al centro di un suo momento di vita speciale.
Allestimento per il primo compleanno di Fiore.
La mia esperienza
Mi sono dissociata tempo fa da cosa non sento di dire o fare. Ho scelto di vivere ogni giorno della mia vita godendomi l’attimo e non aspettando la solita ricorrenza per farlo. Un compleanno, un anniversario, il Natale… Se scelgo di fare un regalo a qualcuno lo faccio e basta senza aspettarmi di ricevere nulla in cambio. Non mi piace festeggiare San Valentino o andare al cimitero solo il giorno dei santi, come non mi piace regalare qualcosa senza sapere se quello davvero interessa al festeggiato.
Ho toccato con mano quanto sia bello vivere facendo le cose e basta. Per il mio compleanno Leonardo mi ha comprato delle cuffie che volevo da tempo insieme alla mia famiglia. Una sera di Gennaio dopo aver fatto cena tutti insieme ho ricevuto questo pacchetto nonostante mancasse un mese alla mio festeggiamento e con sorpresa tutti mi hanno detto “ Auguri!!!” Non avete idea di quanto questo mi abbia meravigliata. 💜
Festeggerò il mio compleanno con una torta e in compagnia delle persone della mia vita, senza dover in qualche modo aspettarmi qualcosa, quel qualcosa sarà il momento in sé, il vivere la bellezza di quel giorno. Questo concetto di libertà me l’ha passato molto Leonardo. E’ iniziato proprio dalla nostra storia, dall’abbandonare il concetto di farci un regalo preciso per ogni anniversario ma di regalarci piuttosto attimi di vita insieme, o una sorpresa di una cena inaspettata, una colazione sul divano la domenica. Comprarsi le cose quando si hanno bisogno di comprarle o regalarle perché ci si sente di farlo è veramente una scelta di libertà non indifferente. Mi piacerebbe passare anche questo pensiero a Fiore. Ecco perché vivo il Natale in modo diverso, e così voglio farlo anche per i suoi prossimi compleanni. Capitemi, non voglio privare mia figlia di regali o feste, anzi non è proprio il mio tento, ma vorrei farle vivere esperienze per il quale capire che vivere un’emozione è molto più sano di aspettare il proprio compleanno per scartare mille e mila pacchetti. Poi i regali sono sempre un bel momento e ci saranno sempre nella nostra vita, ma non a comando. Perciò il compleanno Montessori è proprio quello che cercavo! Vive il momento celebrando la persona e la sua vita insieme alle persone che si amano.
Il compleanno di Fiore
Il mio compleanno
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Sarei curiosa di sapere come sei abituato tu a festeggiare i compleanni dei tuoi figli. Se ti va, fammelo sapere nei commenti.
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook come Ledda Family Blog! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto, ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
Nella vita reale, ogni nostra azione ha una conseguenza. Se arriviamo in ritardo a lavoro daremo di noi una brutta impressione. Se cuciniamo con calma e amore probabilmente gusteremo una cena squisita. Se seminiamo in modo giusto la terra probabilmente avremo un buon raccolto e se attraversiamo con il rosso potremo insorgere in un pericolo. Noi genitori quando pensiamo alle conseguenze delle azioni dei figli, immaginiamo subito dei castighi, ma quello che non si fa quasi mai è osservare quanto sia sufficiente “sfruttare” a nostro favore le conseguenze naturali della vita. Queste hanno la capacità di far capire al bambino quali comportamenti gli porteranno migliori risultati. Perciò il nostro compito è quello di mostrare ai nostri figli l’esito delle sue azioni semplicemente descrivendolo.
“Qualche settimana fa mi sono accorta che Fiore vedeva il momento del cibo come un gioco. Non prestava attenzione, girava per la stanza, andava a prendere un gioco e tornava, mangiava “itinerante” insomma. Sono arrivata a rincorrerla per tutti i pasti. Il cibo non è un gioco, e per me era davvero importante riuscire a portare la sua attenzione al momento della tavola, facendole capire che il cibo è una cosa seria e soprattutto che si mangia al tavolo. Ho scelto un solo limite(una regola): il cibo rimaneva sulla tavola. Ogni volta che Fiore scendeva dalla sedia con calma e gentilezza le dicevo : ” vedo che hai finito di mangiare, ti aiuto a ritirare il piatto”. Questa frase l’ho detta decine e decine di volte. La dico ancora oggi quando serve. Ogni volta che Fiore scendeva dalla sua sedia, il cibo non era più disponibile. ( Non pensare che non ho più dato cibo a mia figlia☺️ ovviamente mi curavo di osservare quanto avesse mangiato a merenda o durante il pasto. Credo comunque che i bambini abbiano un ‘innata capacità che gli permette di capire loro stessi quando sono sazi oppure no.) “
Detto questo, con tanta pazienza, respiri e costanza è successo che ad oggi riesco a vivere un pasto insieme a lei e suo padre dall’inizio alla fine (quasi), guastandoci anche il momento. Succede ancora che in alcuni momenti si allontani, è normale. Il limite non cambia, le conseguenze naturali non cambiano, ma sicuramente Fiore sta imparando a vivere i pasti in modo diverso. Un altro aspetto che per noi è stato davvero importante, è stato quello di introdurre una sedia evolutiva, che le ha permesso di stare seduta a tavola proprio come noi e di salire e scendere in completa autonomia. (potrebbe interessarti questa qui)
In questa situazione, avrei potuto usare minacce e frasi forti, sicuramente Fiore sarebbe stata al tavolo e magari tra pianti e urla avrebbe mangiato. Ma non le avrei insegnato nulla. Minacciare o punire un bambino può essere efficace per risolvere subito quella situazione, ma a lungo andare diventerà un comportamento deleterio per il bambino.
Anche tu puoi individuare le conseguenze naturali delle situazioni in cui i tuoi figli sono più in difficoltà. Per il bambino è normale adattarsi alle conseguenze naturali, e se proverai ad attuarlo anche tu scoprirai come questo risulta più office e comporta meno sensi di colpa di un vero castigo.
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Ogni bambino è diverso, l’osservazione da parte nostra verso di loro, ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare.
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Uno dei grandi dilemmi di un genitore che segue un’ educazione alternativa è proprio quello di domandarsi come spiegare questi principi agli altri senza risultare troppo “pesanti” o senza offendere le persone con cui stiamo parlando, perché proprio queste, magari sono i nostri genitori a cui stiamo chiedendo di cambiare stile educativo, e non sempre questo argomento può essere semplice da affrontare o da ascoltare dal loro punto di vista. Vi racconterò della nostra esperienza e di come io e Leonardo abbiamo scelto di raccontare agli altri i principi di questo stile educativo.
Non è sempre semplice chiedere di cambiare le proprie credenze agli altri. Ogni persona è differente, diversa e con il proprio passato, questa è comunque una cosa da dover rispettare. Io per esempio ho avuto molta fortuna, perché Leo ha accettato subito di accogliere questi cambiamenti e abbracciare anche lui stesso questa filosofia, perciò in casa educhiamo entrambi con gli stessi principi, imparando l’uno dall’altro, sbagliando e riprovando insomma. In questo caso spesso io studio mi documento e poi la sera o quando abbiamo un momento per noi gli racconto delle mie scoperte e di come possiamo applicarle nella nostra vita, ma soprattutto con Fiore. secondo la mia esperienza posso dirvi che l’educazione Montessori che è quella che abbiamo scelto di seguire come famiglia, è davvero un metodo rivoluzionario per educare in casa. Ma quello che però mi sento di dire prima di addentrarci nel vero argomento è questa:
non sono un’ insegnante e neanche un’ istruttrice, ma solo una mamma che vive l’esperienza di mamma e che cerca di vivere la genitorialità il più consapevolmente possibile. Vivere la filosofia Montessori o un’educazione alternativa non vuol dire mettere un letto a terra e procurarsi dei giochi in legno e il gioco è fatto.
Non si può pensare che basti questo per cambiare un’educazione. Vivere la filosofia Montessori vuol dire per prima cosa cambiare il tuo stile di vita, vuol dire attuare un cambiamento dentro di te, vuol dire assaporare la vera essenza di vedere il mondo e quindi anche il bambino da un’altra prospettiva. Per vedere davvero i benefici di questo stile di vita è necessaria una trasformazione, un percorso di evoluzione personale che devi fare tu per primo, per poi trasferirlo nelle tue relazioni esterne con il tuo partner, i tuoi figli, i tuoi amici a lavoro e anche con l’estraneo che puoi incontri durante il giorno.
Tutto questo argomento iniziale mi è servito per dirti che sono arrivata a riflettere e accettare che per quanto sia importante e arricchente per me parlare, studiare e mettere in pratica questi principi di educazione diversa dal tradizionale, e dall’educazione che i miei genitori mi hanno impartito , possono non avere la stessa valenza con le altre persone del mio il cerchio familiare.
Per questo sono arrivata alla conclusione che non possiamo cambiare le persone. Non possiamo costringere gli altri a fare qualcosa che non vogliono o che semplicemente non hanno l’interesse di farlo. Quello che possiamo fare noi è lavorare in continuo sui noi stessi, esercitandoci ogni volta con situazioni diverse. Le persone noteranno sicuramente che sei un genitore diverso e che ti comporti in modo diverso con i tuoi figli e magari grazie a questo ti chiederanno informazioni o potrà nascere una discussione, chissà ;).
Non pensare che da domani devi sedere nonni zii, fratelli, marito, moglie e tutto il parentato e dichiarare che la “ musica deve cambiare”, non sarebbe comunque un modo sano per divulgare messaggi di educazione gentile. Riconosciamo i sentimenti altrui e cerchiamo la prospettiva giusta per noi e per la nostra situazione. E questo vale in famiglia, come al parco giochi ,a scuola, al supermercato e con gli amici. Se non ti piace però come l’altro sta interagendo con tuo figlio puoi sempre tradurre tu per loro. Ti faccio un esempio: davvanti a una scena di discussione tra bambino e adulto tuo puoi rivolgerti verso tuo figlio e dire:
“ Penso che nonno ti stia dicendo di non alzare la voce” oppure “ Mi sembra che zia non abbia piacere che tocchiamo i suoi libri”, “Mi sembra di capire che mamma non vuole che ti arrampichi sul tavolo” Ho reso l’idea? Questo può essere un modo, che personalmente mi trovo ad usare spesso con Fiore quando mi capita una situazione insolita.
I bambini hanno comunque bisogno di stare insieme ad altri. Attraverso queste esperienze imparano che ci sono altre persone nel mondo che possono prendersi cura di loro e che ci si può fidare anche di altre persone oltre a mamma e papà. Anzi il mondo dei nostri figli sarà arricchito da queste interazioni. Quindi non avere paura che il trascorre tempo con altri possa in qualche modo essere influenzato da un’educazione che non rientra nei tuoi canoni….Io stessa ho fatto fatica all’inizio, devo confessarti che a volte ancora oggi mi trovo in difficoltà. Ma sto imparando a lasciar andare e fidarmi del rapporto che io sto costruendo con mia figlia che comunque sarà sempre unico a prescindere, perché io sono sua mamma e comportandomi così, lasciando fiducia ad altri, dando io fiducia, cercando di passarle il pensiero che è bellissimo ed molto fortunata ad avere così tante persone che si occupano di lei, le sto insegnando io stessa a riporre fiducia negli altri.
Ma la vera domanda è : Come facciamo quindi a parlare in modo rispettoso del nostro stile educativo?
Ho pensato di creare un piccolo elenco per aiutarti a comunicare i concetti dell’educazione alternativa in modo semplice, pratico e veloce. Sono alcuni accorgimenti molto semplici da mettere in pratica nel tuo quotidiano, quando amici, parenti si prendono cura del bambino. Niente di teorico solo pratica! Sono solo alcuni spunti che ho usato io nella mia vita di tutti giorni che possono in qualche modo esserti utili! Quindi Baby-sitter, genitori nonni o altri adulti, questa è per voi! Carta e penna alla mano o fatevi un appunto mentale! Pronti? Andiamo!
TROVA ALTERNATIVE per far incuriosire chi ti sta vicino, per esempio puoi inviare articoli, pagine di blog, far ascoltare un podcast, far seguire un profilo sui social. Puoi sempre utilizzare questi canali se non te la senti tu stesso di affrontare l’argomento e non sapresti come spiegarlo. A volte mandare un messaggino dicendo : “Ho letto questo articolo magari può interessarti”, aiuta entrambi ad arrivare allo scopo.
DAI IL TUO PUNTO DI VISTA se decidi di parlare alla tua famiglia, dando il tuo punto di vista chiedendo di essere assecondati per quanto sia possibile in alcune cose, puoi fare presente ciò che ti sta più a cuore. I punti su cui vorresti che loro ti aiutassero a portare avanti.
INSTAURA CONVERSAZIONI con gli adulti che si occupano del bambino trovando punti in comune. Per esempio potete far presente che entrambi volete crescere il bambino rispettoso e responsabile, che volete entrambi che sia curioso e gentile. In questo modo potrai dare il via a una discussione e parlare di cosa per te vuol dire essere rispettosi e risponsabili. E infine sia vostro figlio che l’adulto impareranno ad avere un approccio unico tra di loro. Perciò, non fasciarti di paure ulteriori, se vuoi iniziare ad adottare un’educazione differente per tuo figlio, ma continua a lavorare su te stesso e sul vostro rapporto. Scoprirai che lasciando andare le paure sarà molto più bello e semplice il percorso.
REGALI NO! SI ALLA PRESENZA fare regali può essere molto bello ma regalare il tempo insieme può dimostrare molto di più. Una merenda insieme, Un pranzo preparato in compagnia. Una giornata intera dedicata al bambino (così magari i genitori possono rilassarsi e viversi un giorno di coppia;) ). Potete anche leggere un libro insieme e giocare a qualche attività. Fare cose pratiche come andare a visitare una fattoria o un giro nella natura. Gratificare i bambini con esperienze reali, di vita vera è un regalo incredibile per loro. Io ricordo di bellissime giornate passate insieme ai miei nonni per funghi o nelle riserve di pesca. Se chiudo gli occhi posso ancora sentire il sapore delle loro insalate di pomodori e fagiolini o del rumore che facevano le bocce di mio nonno quando ammiravo come le lanciava giocando.. Comunque per riassumere: Scegliamo un’esperienza più che un regalo.
EVITIAMO I “NO” CHE NON SERVONO spesso le case dei familiari non sono a misura di bambino e quindi chi si occupa di lui in quel momento passa il tempo a frustrarsi a dire continuamente “NO” che potrebbero essere superflui e che si dicono solo per non creare le solite urla da piatto rotto, oppure “non toccare quello! ” “ Non fare quest’altro!”. Ecco Queste situazioni diventano pesanti per il genitore ma anche per il bambino stesso, lo rendono nervoso, confuso e si finisce per non godersi il tempo insieme e non vivere quella bella esperienza . Perciò se si ha una casa piena di spigoli o cose che non devono essere toccate, si può porre rimedio scegliendo di trascorrere il tempo all’aperto con il bambino magari facendo una passeggiata, oppure al parco giochi, o facendo il gioco “raccontami cosa vedi intorno a te” e parlarne insieme. Oppure in alternativa scegliete di predisporre una stanza togliendo le cose fragili o che non devono essere alla sua altezza e usatela come ambiente quando il bambino viene a farvi visita.
INVOGLIARE L’INDIPENDENZA è bellissimo guardare i bambini mentre conquistano da soli l’indipendenza! Per esempio come vestirsi o mettersi la giacca, scoprire come funziona un giocattolo o così via. Crediamo che a volte il nostro aiuto da adulti sia necessario o indispensabile. Ecco Lasciatelo provare da solo e magari guardatelo anche mentre sbaglia, cerca di intervenire solo quando è davvero necessario. I bambini hanno bisogno di imparare a cavarsela da soli, fare errori è importante per loro perché li aiuta a trovare soluzioni! ( ovviamente restando nei limiti della sicurezza). Trovano davvero soddisfazione nel provare e ripetere un’azione. Assecondiamoli semplicemnte.
NO AL BRAVO Le nonne sono una must in questo. Ma anche noi mamme non siamo da meno! Non possiamo farci e fargliene una colpa, E’ importante sapere che ai bambini non serve essere lodati per tutto ciò che riescono a fare. Mi spiego meglio. Invece di lodare il bambino possiamo cercare di far si che giudichi da sé le sue conquiste. Possiamo quindi descrivere cosa stanno facendo invece di portarlo a cercare solo la nostra approvazione dicendo “bravo”. Per esempio se il bambino ha compiuto una nuova azione o è riuscito a fare una certa cosa o ci sta mostrando un disegno, possiamo sostituire il bravo con “ Ho visto che sei riuscita a metterti le scarpe tutta da sola! “ o ancora “Ce l’hai fatta wow” . oppure “ Vedo che nel tuo disegno hai colorato il sole giallo mmm” . Ho reso l’idea? Quindi per riassumere, via la parola bravo si alla descrizione di ciò che stanno facendo.
OSSERVARE spesso si danno oggetti in mano ai bambini senza sapere se sanno già utilizzarli o magari sono oggetti poco utili e di poco interesse. In questo caso impariamo ad osservare il bambino e guardiamo verso cosa spinge il suo interesse potrebbe aiutarci a capire cosa in questo momento gli interessa. Per esempio, se il bambino chiede di fare tante volte le scale è perché è in piena fase di movimento ( i nonni di fiore lo sanno bene questo ). Divertiamoci quindi con lui a farle o diamogli modo di sfogare quel bisogno uscendo a passeggiare magari andando su e giù per gli scaloni che avete nella vostra città. Infine capire se nell’ambiente in cui vi trovate ha modo di esplorare da solo e in sicurezza senza troppe restrizioni.
CONDIVIDERE GLI INTERESSI se vi piace cucire, fare l’orto, costruire cose, fare sport, collezionare, studiare storia, giocare a carte…. Cerca di passare e condividere queste passioni anche al bambino. Sarà sicuramente felice di scoprire il vostro mondo e di imparare. Questo aiuterà anche il bambino ad arricchirsi e fare nuove esperienze.
Spero che questo piccolo elenco possa esserti stato utile. Ricorda che gli estremi non sono mai sani e che comunque per quanto ci piaccia avere la situazione sotto controllo, a volte è anche bello ed educativo per noi lasciare che gli altri si occupino dei nostri figli con libertà seguendo il loro sentire. Ogni bambino è diverso, l’osservazione da parte nostra verso di loro, ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare.
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto, ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
Come incoraggiare l’autonomia del neonato? Per anni Maria Montessori ha studiato e osservato i bambini fin dalla loro nascita. Uno dei suoi principi fondamentali è proprio quello di incoraggiare l’autonomia, che consiste nell’aiutare il bambino “a fare da solo”, di mostrargli in maniera amorevole come acquisire determinate capacità. Tramite l’autonomia, un ambiente predisposto e il materiale sensoriale adatto, aiutiamo il suo sviluppo naturale. Fin dalla sua nascita possiamo quindi offrirgli un ambiente stimolante da cui lui possa assorbirne gli stimoli per costruire se stesso. Tramite queste attività il bambino ha l’opportunità di concentrarsi e sviluppare la sua curiosità. Non circondatelo di giocattoli, in questo momento del suo sviluppo non sono assolutamente essenziali. offriamo affetto, calma e sostegno ma anche piccole sfide per iniziare a lavorare sul proprio potenziale.
Per me queste parole all’inizio del mio percorso Montessori, sono state essenziali per aiutarmi a stabilire, dentro e fuori me stessa, che ruolo avrei voluto avere con mia figlia. Quando nasce un bambino, la vita cambia radicalmente e si va cercando quello che vorremo diventare per i nostri figli: guide amorevoli e consapevoli. I principi della filosofia Montessori mi hanno catturato e da subito conquistato con quelli che erano i miei desideri e la visione di genitore che volevo diventare. Subito dopo è nato l’amore per i materiali e lo studio che questa pedagogia ha prodotto nei suoi confronti.
Per apprendere concetti e capacità astratte, il bambino ha bisogno di manipolare materiale concreto che stimoli i suoi sensi. Questo non solo gli da modo di crearsi esperienze, ma gli permette di comprendere da solo, attraverso la ripetizione, il concetto naturale di errore e di poter sbagliare attraverso l’esercitazione e il perfezionamento di una certa abilità. Non pensare che ci vogliano grandi materiali o strutture elaborate, a volte le attività più naturali e di vita quotidiana sono quelle ancora più stimolanti per il bambino. Ogni bambino ha un suo specifico momento e ritmo di sviluppo, e nessuno meglio di voi saprà quando sarà pronto o meno per una certa attività o meno, perciò l’elenco che vedrai seguirà solo un ordine cronologico e potrà darti stimoli e riflessioni da applicare nella tua vita insieme al tuo bambino.
1) I mobiles
Sono i primi oggetti che potete presentare ad un neonato. I mobiles lo aiutano a sviluppare l’osservazione e gli consentono di mantenere l’attaenzione. Quando un bambino nasce ha un campo visivo di circa 20-30 cm, queste attività servono appunto ad allenare la vista seguendo l’oggetto che si sposta lentamente. In questo modo, focalizzandosi sull’oggetto il bambino svilupperà la capacità di esplorare visivamente il mondo che lo circonda: scoprire forme, profondità, colori. Posiziona il mobile sopra il materasso delle attività, per farlo, appendi un gancio robusto al soffitto con un filo che rimanga a 20-25 cm dal viso del bambino. Una volta trovata l’altezza spostatelo che non stia proprio sul viso del bambino ma qualche cm più in giù. Ricordate di assicurarvi una posizione corretta del collo e della schiena del bambino. Quando il bambino dimostra un caldo interesse verso il mobile, cambiatelo. La rotazione si fa ogni 2/3 settimane.
Si può utilizzare dalle prime 3 settimane. E’ il primo da presentare al neonato. Alla nascita la sua vista è confusa, ma può distinguere forme, movimenti e forti contrasti. Gli elementi di questi mobile sono molto leggeri e ruotano lentamente attirando l’attenzione del piccolo, che l’assimilerà osservandone i contrasti, le forme e le proporzioni. Ideato da Bruno Munari ( 1907-1998) riguarda il senso dell’ordine e delle relazioni matematiche presenti nell’essere umano fin dalla nascita. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.
A partire dalle 6 settimane. Il neonato riesce a vedere i colori fin dalla nascita ma ha difficoltà a distinguere le tonalità vicine. Questo mobile offre nuove nozioni da assimilare e esplorare visti i suoi colori vivaci e figure geometriche. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.
A partire dai 2/4 mesi. Il bambino in quest’epoca distingue bene i colori e le loro sfumature. Questo mobile promuove proprio questa caratteristica. E’ composto da 5 sfere in diverse gradazioni dello stesso colore. Questo mobile gli permette di cogliere le leggere sfumature del colore e la profondità del campo visivo data dalla posizione delle sfere. Le sfere sono rivestite di filo da ricamo per riflettere armoniosamente la luce . la loro posizione e lieve dondolio affascina e rilassa. Il bambino troverà giovamento nell’osservare il dondolio delle sfere. Gianna Gobbi, l’ideatrice, è stata una collaboratrice di Maria Montessori. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.
Verso i 3 / 4 mesi. Il mobile è composto da quattro forme con una carta che riflette la luce. Ogni personaggio è composto da tre parti che si muovono indipendentemente l’uno dall’altra, dando l’impressione di ballare. Mettete il mobile abbastanza vicino al bambino che possa vedere i movimenti delle braccia e delle gambe. Il bambino userà questo momento per concentrarsi sulle figure e avvicinarsi al controllo di movimento volontario delle braccia. Posizionatelo più o meno all’altezza del suo bacino, in modo che il bambino possa mantenere una corretta posizione anche se inizierà a sgambettare. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.
2)Vestirsi
Mentre lo cambiate o lo vestite, trovate sempre il modo di comunicare con lui e incoraggiarlo all’autonomia. Fatelo partecipare descrivendo cosa state facendo: “ Ora ti infilo la calzina…” oppure “ Aiutami con il braccio..” Siate lenti e gradevoli nei movimenti, in modo che possa seguire i vostri movimenti. Invitatelo a collaborare con voi.
3) Gli oggetti sospesi
Quando il bambino arriva a circa 4 mesi, riesce a distinguere meglio la distanza tra sé e le cose. Raggiunge un buon controllo delle braccia che gli permette di afferrare con più precisione alcuni oggetti, come i capelli della mamma, le sue collane e così via. Quando inizia ad afferrare, il bambino entra in un nuovo periodo sensitivo: esplora la vista e il tatto. Sostituite quindi i mobiles con oggetti sospesi. Per imparare ad afferrare il bambino deve concentrarsi, non tiene a lungo in mano l’oggetto e fa movimenti lenti. Lega quindi l’oggetto a un elastico, in modo che possa afferrarlo, lasciarlo e riprenderlo. Trova un oggetto che sia resistente, abbastanza grande e che non sia colorato da vernici chimiche. Oltre agli oggetti potete promuovere figure colorate di animali in legno o carta o elementi presenti nella natura. ° L’anello. Con questo oggetto il bambino riesce ad impegnare una buona energia tra braccia, mano e dita e poi portandoselo alla bocca. ° Il sonaglio. Con questo piccolo oggetto lucente costringiamo il bambino a un’intensa concentrazione e maggiore destrezza nell’afferrarlo. Inoltre con il sonaglio il bambino apprende che il suono è collegato al gesto e questo gli procura grande piacere.
4) I sonagli
Dai 4-5 mesi il bambino riesce a tenere in mano un oggetto che non sia appeso. Proponiamogli dei sonagli che lo aiuteranno a sviluppare la coordinazione mano- occhio – orecchio. Scoprirà come il movimento della mano può produrre il suono, svilupperà la coordinazione tra le due mani e migliorare il movimento della dita. Procuriamogli quindi dei sonagli da cui può trarre più informazioni scegliendo tra forme, materiali, trame, temperature, colori, peso diversi. Iniziate a proporli uno alla volta, per poi aggiungerne sempre di più. Anche qui ruotate spesso i sonagli e non date al bambino troppe cose da toccare e vedere se no non riuscirà a concentrarsi. Ogni due-tre settimane ruotate i sonagli, per lui sarà come ricevere una novità e approfondirà nuove conoscenze. Qui puoi trovare alcune tipologie.
5) Mangiare
Una volta capito l’interesse verso il cibo e iniziato lo svezzamento, inserite il bambino nel contesto del pasto a tavola voi, proponetegli dell’acqua, rendetelo partecipe. I pasti sono momenti importanti per parlare al bambino di alimenti e nuovi sapori da scoprire. Ti lascio anche qui una tipologia di sedia, diversa dal seggiolone che io stessa ho conosciuto da poco e la trovo innovativa rispetto alla versione classica che tutti conoscono.
6) Esplorare
In questo tempo il bambino acquisisce la capacità di girarsi da solo. Si muove verso i sonagli per afferrarli. Potrebbe anche entusiasmarsi per questa vittoria, sarà poi l’entusiasmo che lo aiuterà a continuare. E’ possibile anche che in queste prime manovre trovi difficoltà con braccia schiacciate sotto il pancino, se si innervosisce troppo senza trovare soluzioni, avviciniamoci e mostriamogli un altro sonaglio. Si calmerà e continuerà a giocare. E quando inizia a Gattonare? In questa tappa il bambino sviluppa i movimenti di flessione – estensione della nuca e della testa. Il bambino impiega davvero tanto sforzo per riuscire a mettersi a gattonare, incoraggialo, aiutalo scegliendo per lui vestiti comodi, dagli fiducia e guidalo senza intervenire. Al bambino piace faticare, perché in quel momento sta apprendendo perciò osserviamo, sorridiamo e offriamo il nostro supporto solo quando ne ha veramente bisogno o per situazioni di sicurezza.
7) Il gioco del cucù
Attività che piace moltissimo e sorprende tanto il bambino. Copritevi il viso con le mani , cambiate mimica, aggiungendo a poco a poco nuove espressioni: “ Dov’è la pallina?” “Eccola qui” e via via così con altri oggetti. Sarà un momento di risate e divertimento.
8) Giochi con mani e dita
Trovate filastrocche e giocate con le mani, indicando le parti del viso. Questo li aiuta ad acquisire parole collegate a corpo e spazio.
9) Musica
Proponete sempre la musica. In macchina, mentre cucinate, durante le coccole, fategli ascoltare canzoni e filastrocche. Cantate le vostre canzoni d’infanzia. La musica fin dalla nascita può essere un vero piacere e fonte di tantissime scoperte: suono, ritmo, parole, rime ecc… Potete anche tenere la musica in camera del bambino offrendo suoni calmi con pochi strumenti. Anche Scoprire i suoni Grattare cuscini, tavoli, tappeti. Ditegli “ Ascolta” e proponetegli di “grattare”. In questo modo scoprirà trame e suoni diversi. Proponetegli anche oggetti da cucina come pentole e ciotole e materiali che fanno rumore, così da scoprire i loro suoni.
10) Scoprire i libri
Mostrate i libri al bambino fin dalla nascita. Scegliete libri robusti oppure in tessuto. Libri tattiti con stoffe, cartone. Questo gli porterà sempre più interesse verso la scoperta di libri nuovi. Verso i 6 mesi offri libri con sorprese, libri di stoffa o cartone con personaggi mobili che compiono attività di vita quotidiana. Verso i 9 mesi mostrategli come girare le pagine in modo lento così che possa assimilare i vostri movimenti. Ti lascio qui una tipologia di libro tattile.
11) Linguaggio
Quando giocate con il bambino già a partire da 5-6 mesi, nominate sempre i nomi degli animali e i loro versi. Raccontategli storie e parlate con lui.
Spero di averti dato consigli utili e riflessioni da poter portare anche tu nelle giornate insieme a tuo figlio. Allego anche la cameretta di ispirazione Montessori di Fiore nei suoi primi sei mesi di vita…Ricorda che ogni bambino è diverso, l’osservazione da parte nostra verso di loro, ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare.
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
Ci tengo a dirti che non sono né un operatore sanitario, né uno specialista.
Sono una mamma che si informa, legge e studia, oggi condivido questo pensiero con voi, proprio come farei con una mia cara amica.
L’educazione sessuale è un argomento importantissimo per lo sviluppo di un bambino.
Molti pensano che i figli debbano essere “istruiti” sull’educazione sessuale raggiunta l’adolescenza, il problema è che in quel momento particolare di vita, nostro figlio si sarà sicuramente già fatto una sua idea, su questo argomento, e avrà già ricevuto tutte le informazioni che cercava attraverso gli amici o peggio, la pornografia.
Per questo è importante parlarne moooolto prima, per dare le giuste conoscenze ed un giusto punto di vista per aiutarli a difendersi o diffidare di situazioni poco piacevoli, anche legate al mondo del web, sempre più frequentato ed alla portata dei ragazzi.
Alla sessualità si legano inesorabilmente delle emozioni e proprio come aiutiamo il bambino quando deve riconoscere rabbia o felicità, allo stesso modo dobbiamo introdurlo alle amozioni che proverà, legate alla sua sfera sessuale.
Il nostro compito è essere una guida per i nostri figli, noi siamo le persone più adatte per parlare di questi argomenti con loro, perciò se non ti senti pronto o preparato puoi fare affidamento a libri o esperti che spiegano come introdurre questo concetto ai bambini.
Apprendere un concetto sano di sessualità, aiuterà i nostri figli a vivere le loro esperienze in modo naturale, senza paura e con la giusta consapevolezza.
Il corpo (soprattutto quello femminile) viene, sempre più spesso, utilizzato come merce da vetrina, ma non vorrei essere fraintesa: intendo dire che tutti possiamo notare come in televisione, sia normale vedere movenze sessuali e ballerine poco vestite; nelle pubblicità di intimo, sempre corpi perfetti e il senso del pudore che rasenta lo 0.
Nel mio piccolo, ricordo di essere stata “turbata” da un programma di intrattenimento mandato in onda alle 20:00 sulla rete nazionale, in cui una decina di ballerini donne e uomini stavano ballando spogliandosi e toccandosi fra loro. Il mio primo pensiero è stato:
Questo balletto lo starà guardando un bambino/a piccolo, che messaggio starà elaborando il suo cervello?
Mi sono venuti i brividi.
I nostri figli, crescono in un mondo bombardato da concetti, a mio avviso, errati sulla sessualità.
Il paradosso è che, il 90% della gente e dei genitori non riesce a trattare in modo genuino l’argomento, credendo sia ancora un tabù e non spiegando o peggio nascondendo come funzionano realmente le cose. Basti pensare che siamo arrivati al punto di far credere ai bambini che sia la cicogna che porta e distribuisce i figli ai genitori.
Se queste parole, anche per te, hanno un senso allora è arrivato il momento di scoprire come possiamo accompagnare i nostri figli nel mondo della sessualità consapevole.
Spieghiamo ai bimbi che il piede si chiama “piede” e la mano si chiama “mano”… perché quando parliamo dei genitali li chiamiamo “patatina” o “pisellino” invece di vagina e pene?
So bene che non è facile, io stessa sono in piena fase di “elaborazione” e quando ne parlo con mia figlia ancora mi sembra strano. Ma non pensate che parlando di vagina, come di mano o piede… molti muri crollino ancora prima di esserci?
Sono solo due parole di uso comune che studieranno sui banchi di scuola, c’è davvero un età consona per conoscerne il significato? Per prima cosa, quindi, mi sono liberata di questo peso e ho iniziato a dare alle varie parti del corpo mio e di mia figlia il loro nome.
Ti assicuro che è solo questione di abitudine.
I nostri figli assorbono ogni nostro comportamento, imparano dai nostri atteggiamenti, imitano ciò che diciamo e come lo diciamo.
Se noi mostriamo vergogna nei confronti della sessualità, loro stessi impareranno ad averne.
Ti è già capitato che tuo figlio ti chieda come sia venuto al mondo?
Fiore è ancora piccola ma quando arriverà il momento e mi chiederà informazioni su questo argomento, cercherò di spiegarle in modo semplice che il suo corpo è cresciuto nella mia pancia, poco a poco, fino a svilupparsi del tutto ed infine è uscito da un’apertura chiamata vagina.
Ho sintetizzato, ma pensate che sia inopportuno? Io questo non lo so… ma credo che indicare e descrivere le funzioni dei nostri organi sia un modo ottimale per aiutare il bimbo a scoprire il proprio corpo e soprattutto non trovo note “negative” nell’utilizzare questo approccio. Soprattutto quando sono loro stessi a volerlo scoprire, toccandosi. Sfrutto quei momenti di scoperta per farmi vedere rilassata e capace di darle spiegazioni.
Potete anche utilizzare specchi o inventare piccoli giochi, usate attività con tessere che raffigurano gli organi maschili e femminili o se ne avete la possibilità stampate un grande corpo umano con i vari organi per giocare con loro. Ricordate: il miglior modo per imparare è DIVERTENDOSI! In base all’età che hanno si possono offrire tipologie di attività diverse e questo si può fare partendo già dal primo anno di vita.
Senza questi muri, sarà più facile affrontare argomenti delicati strettamente legati alla sfera sessuale. L’amore tra due donne, o tra due uomini per esempio, i nostri figli si scontreranno inesorabilmente con questi argomenti, personalmente CERCHERO’ di crescere una figlia consapevole, con una mentalità sana ed aperta… e quindi sperò di riuscire ad affrontare questi argomenti prima che possa essere influenzata in maniera negativa. Ma questa è un’altra storia.
Cambiando argomento, voglio ricordare che la pedofilia è una piaga globale.
Lo so che spesso pensiamo: “tanto a mio figlio non accadrà mai”, io stessa faccio fatica a scrivere queste righe.
Sono situazioni drammatiche in cui i bambini possono riportare grandi traumi psicologici oltre che subire una forte sofferenza fisica, questo mi da la consapevolezza che noi genitori, abbiamo il dovere di portare informazione per aiutare i nostri figli a riconoscere e confidarsi davanti a comportamenti inopportuni.
Quindi abituiamo nostro figlio ad affrontare questo tipo di argomenti.
Usciamo dall’idea di sessualità = tabù, basta cicogne, basta pirulino, patatine o mamma e papà si stavano “abbracciando”.
I nostri figli hanno bisogno di conoscere la “verità” per sviluppare il proprio pensiero critico e vivere consapevolmente tutte le tappe evolutive della loro vita.
Se la tua idea fosse in contrasto con la mia, mi piacerebbe confrontarmi con te… il mondo della sessualità è vario, molte volte complicato ed io vorrei solo introdurlo a Fiore, nel miglior modo possibile e soprattutto vorrei che fossero i suoi genitori, in primis, ad affrontarlo con lei, mettendo la sana comunicazione sempre al primo posto.
Noi genitori possiamo davvero cambiare il mondo!
Ah dimenticavo… Qui di seguito, alcune idee prese da Pinterest per attività in casa ad uso informativo.
Ti lascio anche il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione! A presto e buona giornata/serata!
Jessica
COME SI FA UN BEBÉ – È un libro scritto da Carlotta Cerri, che spiega come si concepiscono e nascono i bambini. Lo consiglio perché è davvero semplice e inclusivo e ha delle illustrazioni bellissime!
In questo articolo ti raconto l’episodio del podcast ” genitori in evoluzione” . Ti racconto di come io e Leonardo stiamo vivendo la crescita di Fiore, nostra figlia. Aver scelto un’educazione Montessori o educazione gentile, più consapevole, ci ha portato a scelte educative molto diverse da un sistema di educazione tradizionale. Ma la prima domanda che uno si pone potrebbe essere perché abbiamo fatto questa scelta. Ecco con questo articolo svisceriamo nel profondo il perché di questa scelta da un punto di vista però psicologico co l’aiuto di Marta frigerio, una giovanissima neuropsicologa.
Io credo che ci sia un po’ di confusione sull’aspetto rapporto genitore e figlio in generale. Ci troviamo (e parlo da parte dei genitori) sempre a porci innumerevoli domande su come dovremmo comportaci in determinate situazioni con i nostri figli, ad esempio:
– Ma se lo tengo troppo in braccio lo vizio?
– Mi hanno detto di non farlo dormire nel nostro letto perché poi non dormirà mai nella sua cameretta.
– Ma se allatti dopo l’anno non lo vizi?
– Sgridalo perché se non lo capisce ora che è piccolo non lo farà più.
Ecco credo che ognuno di noi si trovi giornalmente a combattere una guerra interna su cosa fare o non fare . Anche perché poi diciamocelo le persone intorno a noi non si risparmiano mai nel dirci cosa è meglio o no per nostro figlio. E quindi mettono in crisi anche l’operato poi di noi stessi e delle scelte che facciamo.
Perciò mi piacerebbe darti con questo articolo un po’ di chiarezza sull’argomento “attaccamento”.
Almeno da un punto di vista psicologico in che cosa comprende l’attaccamento e quali sono i suoi principi fondamentali?
Vi lascio la risposta di Marta
“Premettendo che ci sarebbero tantissime cose da dire perché la teoria dell’attaccamento è una delle teorie più importanti di tutta quanta la psicologia. L’autore principale di Questa teoria è John Bowlby che ha cominciato a occuparsi dello studio dell’attaccamento a partire dagli anni Settanta. Se volete approfondire questa tematica vi consiglio di leggere il libro appunto di Bowlby che si chiama “una base sicura” ed è un libro abbastanza specialistico, però in realtà è comunque molto immediato e comprensibile. Detto ciò, con questa premessa, quello che io posso dirvi è che l’attaccamento è un sistema innato. Che cos’è un sistema innato? È un sistema che si genera sin dalla nascita nel bambino e fa sì che il bambino ricerchi la vicinanza con una figura di riferimento che normalmente è la madre, ma che generalmente possono sono entrambi i genitori.Questo avviene perché perché il bambino, attaccandosi a una figura di riferimento che Bowlby definisce base sicura, aumenta tantissimo le sue probabilità di sopravvivenza
Il bambino può sviluppare tendenzialmente due tipi di attaccamento verso le figure di riferimento: un attaccamento di tipo sicuro, che vuole dire che il bambino riesce a trasmettere le proprie esigenze i propri bisogni propri stati mentali al genitore e il genitore a sua volta è molto ricettivo nel comprendere i bisogni del proprio bambino, riuscendo così a sintonizzarsi emotivamente reciprocamente sui propri bisogni. Inoltre il bambino coglie di essere capito dal proprio genitore: un attaccamento di tipo insicuro, che ha varie declinazioni che non sto a spiegarvi qua, che ha invece come concetto di base il fatto che il bambino non riesca a comunicare e a far capire i suoi bisogni all’adulto di riferimento, che quindi reagisce ai bisogni e alle manifestazioni del bambino in maniera non sempre adeguata o solo parzialmente adeguata. Per farvi un esempio pratico, supponiamo che vostro figlio stia giocando e mentre sta giocando rompa un vaso. Un genitore verso cui il figlio ha un attaccamento sicuro che cosa fa? Sgrida giustamente il bambino per aver rotto il vaso, ma capisce che se è successo è perché probabilmente il bambino ha delle energie che ha bisogno di sfogare e quindi capisce che deve incanalare queste energie che il bambino mostra di avere in altri tipi di attività. Ad esempio, quindi, può portare il bambino a giocare fuori o impegnarlo in altre cose. D’altro canto, invece, un genitore verso cui il bambino ha un attaccamento di tipo insicuro, si trova spesso in difficoltà davanti a un episodio del genere e può reagire in diversi modi; per esempio può sgridare il bambino e poi pentirsi di averlo fatto e quindi prenderlo in braccio, rassicurarlo e chiedergli addirittura scusa per averlo sgridato, oppure può far finta di niente, come se il bambino non avesse rotto il vaso o non avesse bisogno di sfogare le sue energie in altre maniere. Non si sa esattamente in base a cosa si installa un tipo di attaccamento sicuro o insicuro. Certamente ciò dipende sia dalle caratteristiche del bambino, che dalle caratteristiche del genitore. C’è infatti una forte componente innata e determinata geneticamente con cui il bambino già nasce, ma il tipo di attaccamento dipende anche tantissimo dalle esperienze passate e pregresse del genitore e addirittura dal tipo di attaccamento che il genitore aveva verso i propri genitori. Si può dire quindi che le esperienze passate dei genitori influenzino tantissimo il legame che il genitore avrà col figlio e quindi il tipo di attaccamento che il bambino svilupperà nei suoi confronti. Non c’è un modo giusto di trattare i propri figli; l’indicazione generale di base è che tendenzialmente il bambino sin da piccolo comincia a comunicare le proprie esigenze, prima in maniera non verbale perché non è ancora capace a parlare e poi, man mano che cresce, verbalmente. Un genitore che riesce a instaurare un attaccamento sicuro con il proprio figlio è un genitore che riesce a capire quali sono le esigenze che il bambino sta cercando di trasmettergli, capisce queste esigenze, le rielabora e risponde nella maniera adeguata. Un genitore verso cui il figlio ha un attaccamento insicuro, invece, è un genitore che magari ha delle questioni irrisolte che si porta dietro dalla sua infanzia e quindi spesso non è in grado di rispondere in maniera adeguata e coerente ai bisogni che il bambino gli riporta. Cosa fare in queste situazioni e cioè quando ci si rende conto che la comunicazione che si ha con il proprio figlio non è ottimale o si sente che c’è qualcosa che non va? Ci sono tantissimi metodi per analizzare il proprio stile di attaccamento, l’attaccamento che il bambino ha verso i genitori e l’attaccamento che i genitori stessi hanno avuto con i propri genitori. Quando sentite che c’è qualcosa che non funziona o che stona nel rapporto con vostro figlio, sicuramente potrebbe essere interessante rivolgersi a uno specialista del settore che può essere uno Psicologo piuttosto che uno Psicoterapeuta che può andare ad indagare in maniera più approfondita quali sono le cose che non vanno bene nel vostro pattern relazionale, cioè nella vostra relazione con il figlio e nella vostra modalità di relazionarvi col vostro bambino in generale. Sembra tutto facile detto nella teoria ma nella pratica non lo è. Per avere un rapporto ottimale col proprio bambino bisogna riuscire a capire che quando il bambino piange lo fa per comunicarci qualcosa. Quello che i genitori possono fare è cogliere il pianto non come un capriccio, ma come una manifestazione di un esigenza e quindi di conseguenza riuscire a trovare il canale migliore per capire il bisogno del proprio figlio. L’esempio del vaso è davvero un esempio molto pratico: se un bambino rompe il vaso è giusto sgridarlo, ma è anche giusto capire perché l’ha fatto. Magari è frustrato. Magari ha bisogno di giocare, magari ha bisogno di sfogarsi e quindi io cerco di capire questa cosa e agisco di conseguenza. Questa di base, parlando molto in generale, è la teoria dell’attaccamento. Quindi esiste un attaccamento di tipo sicuro e un attaccamento di tipo insicuro. Il concetto di fondo di questa teoria è che il bambino deve essere in grado di trasmettere i propri stati mentali al genitore il genitore deve essere in grado di cogliere questi stati mentali e sintonizzarsi in modo da dare la risposta migliore possibile per il benessere del proprio bambino.”
Quando il genitore riesce a cogliere questi stati mentali come manifestazioni di esigenze e non capricci, davvero tutto cambia. L’atteggiamento verso tuo figlio cambia il modo di pensare cambia e di conseguenza per quanto sia a volte difficile stancante e frustrante è la strada giusta per dare le basi giuste a quel bambino che un domani sarà un adulto capace di vivere i propri momenti difficili con grande consapevolezza.
Per esempio io Personalmente credo molto nel rapporto con mia figlia legato all’allattamento.
In tanti da quando sono diventata madre mi hanno fatto questa fatidica domanda: Ma per quanto pensi di allattare?
Ecco prima di rispondere a questa domanda voglio partire dal principio. Quando aspettavo Fiore da buona organizzatrice quale sono, avevo già deciso che avrei allattato sei mesi e poi avrei smesso. L’idea mi ansiava abbastanza, sono una lavoratrice autonoma, senza maternità e con un attività mia da mandare avanti. Mi ero promessa di stare il primo mese a casa e poi sarei tornata a lavoro con mia figlia con l’aiuto dei nonni. Ecco questo è quello che avevo programmato.
Quante cose sono andate come credevo dopo la nascita di fiore? …. Nessuna !
L’espressione “quando sarai madre capirai” , premesso che questa espressione è davvero poco elegante, ma In parte è vero. Certe sensazioni le provi solo una volta diventata mamma, e non per egoismo o superiorità ma perché sono emozioni legate a quel fenomeno della tua vita, così unico e superlativo che puoi viverle solo se ti accade.
E così è stato. Quando ho guardato Fiore per la prima volta ho visto in lei una luce che non avevo mai visto prima, il corpo ancora pieno di endorfine mi dava scosse incredibili, il cuore ha iniziato a battere con un ritmo diverso da prima, l’energia che inondava il mio corpo si era connessa con quel corpicino nudo che batteva gli occhi cullato nelle mie braccia.
E li ho capito di essere diventata mamma.
Fiore, 18 dicembre 2019
Il latte è arrivato, senza problematiche particolari. Non voglio entrare in tema allattamento perché non sono una specialista del settore, ma io credo che il nostro corpo sia fatto anche di incastri, per me gli atteggiamenti verso le situazioni sono davvero fondamentali.
Ritornando al mio rapporto con Fiore, Ho scelto fin da subito di assecondare tutti quei segnali comunicativi quale il pianto per esempio come un bisogno primario.
Fiore ha dormito con me e Leo dalla sua prima notte di vita per esempio e dorme in camera sua quando ne sente il bisogno. Ancora oggi a 14 mesi assecondo il suo sentire cercando di non vedere i suoi atteggiamenti negativi come capricci o vizi ma una semplice dimostrazione di ciò che lei prova. Per quanto riguarda il latte Ho scelto di seguire l’allattamento a richiesta. Questa modalità è molto semplice nella spiegazione, ha una sola regola : segui i bisogni del bambino.
Fin dal primo giorno allattare a richiesta vuol dire dimenticarsi delle ore e degli orologi, vuol dire non chiedersi se ha mangiato troppo o troppo poco. L’obbiettivo fondamentale è esserci.
Non abbraccio la filosofia del far piangere il bambino solo perché non è ancora scattata l’ora giusta per la poppata, questa modalità non entrava nel mio concetto di attaccamento e rapporto che volevo avere io con Fiore.
Perciò è andata proprio così, sono passati i mesi e quando è venuto il momento di iniziare a svezzarla ho scelto di proseguire con l’allattamento e di inserire in modo complementare il cibo che consiste nel dare al bambino l’alimento in maniera graduale ma soprattutto seguendo i suoi bisogni. Per mesi Fiore ha continuato a nutrirsi di latte materno e assaggiare poco alla volta il nostro cibo. L’autosvezzamento è proseguito fino all’anno di vita. Questo ha dato la possibilità a mia figlia di decidere lei in base ai suoi bisogni e la sua voglia di scoperta.
Quindi, tornando alla domanda che in tantissimi sempre mi fanno: ma quanto pensi di allattare ancora?
Rispondo sempre che non lo so, perché non lo decido io. Ho scelto di dare questa decisione a Fiore stessa. Ormai il suo attaccarsi al seno non è più fonte di nutrimento ma un modo per lei per rassicurarsi, per sentirsi al sicuro, per prendersi un momento di tenerezza con me. Come posso decidere io per lei? mi sono chiesta. Nulla in contrario con chi fa diverso penso che ogni madre sia in grado di capire cosa è meglio per la propria famiglia. Ho impararto a non giudicare ma anzi, trovare modo di confrontarmi con gli altri e di trovare nuovi spunti di condivisione. Per me ogni mamma è condivisione, ogni papà è condivisione. ogni famiglia è condivisione.
Ho scelto un’educazione alternativa, ho scelto di educare alla calma e alla gentilezza, senza imporre e prevaricare, perciò andrei contro a tutti miei principi se ora interrompessi questo legame tra noi.
Per noi è stato un buon modo per conoscerci e innamorarci l’una con l’altra. L’innamoramento per un figlio però non è detto che arrivi sempre nel momento in cui il bambino nasce. Alcune mamme hanno bisogno di entrare in empatia, di sperimentare cosa vuol dire essere madre. Io stessa credo di aver cambiato il mio atteggiamento verso i suoi 4 mesi di vita.
Quando ti metti a servizio di un altro essere umano, impari il vero tempo, capisci il vero concetto del qui e ora e Non è sempre tutto semplice. Non c’è solo e sempre amore e felicità. Il percorso di accudimento di un bambino è fatto di scalate lunghissime e momenti davvero difficili e privazioni personali.
Questo purtroppo a volte per una mamma e un papà può diventare un processo pesante, che porta squilibrio e in alcuni casi anche a baby blues o in casi più gravi in depressione post partum.
Secondo te Marta, quali sono gli atteggiamenti mentali che aiutano in questo caso un buon attaccamento e buon rapporto famigliare?
” Questa è una domanda difficilissima che prevederebbe una risposta vastissima, macercherò di essere sintetica e di arrivare dritto al punto. Come hai accennato tu Jessica nel corso del podcast, racconti che sei partita dicendo che avresti allattato Fiore fino a una certa età e poi avresti smesso, o comunque ti eri fatta una sorta di programma che poi ti sei resa conto di non di non riuscire ad applicare o meglio, di non voler applicare. Questo perché, e per spiegarlo riporto anche in questo caso un esempio, tanto tempo fa un etologo e zoologo che si chiama Lorenz ha studiato l’atteggiamento dei piccoli di anatroccolo. Egli si è accorto che i piccoli di anatroccolo se venivano privati della mamma nel momento in cui nascevano si attaccavano o ricercavano automaticamente un qualunque altro essere vivente o anche un oggetto con cui creare una sorta di vicinanza. Ciò avveniva non perché avessero bisogno di mangiare, perché i cuccioli di anatroccolo sin da piccoli sono in grado perfettamente da soli di cibarsi di insetti, quindi non è una cosa fatta per sopravvivenza fisiologica o biologica, ma perché si trattava di un vero e proprio un bisogno primario che tutti i cuccioli e i piccoli di qualunque specie hanno e che è altrettanto importante per farli sopravvivere. Con i bambini è la stessa cosa. I bambini hanno infatti bisogno non solo di qualcuno che li Nutra, non solo di qualcuno che li educhi ma anche di qualcuno con cui poter avere un contatto sincero e genuino. Quindi quando tu parli ,Jessica, di allattare Fiore al bisogno, in quel caso tu stai rispondendo a un’esigenza che senti che tua figlia ha e rispondi fornendole quello di cui ha bisogno in quel preciso momento, senza imporle degli orari , senza imporle dei paletti. In questo modo Fiore capisce che tu sei sintonizzata con lei e sui suoi bisogni e di conseguenza riesce a comunicare con te, adesso che è ancora piccola utilizzando il linguaggio non verbale. Di base il consiglio che io posso darvi è quello di assecondare molto quello che i vostri bambini vi stanno comunicando perché, anche se non parlano, i loro bisogni sono in grado di farveli capire. Voi, però, dovete essere molto ricettivi, coglierli e togliervi tante paure del tipo “Oh mio Dio magari il mio bambino ha mangiato solo un’ora fa, non posso dargli da mangiare di nuovo”, oppure “Mio figlio ha dormito troppo questa notte, se dorme oggi pomeriggio non dormirà più la notte successiva”. Da una parte può essere vero, ma dall’altra tanto ci sono talmente tante variabili e le cose vanno come devono andare, che è meglio avere un bambino felice che sa che i propri genitori Riescono a cogliere i suoi bisogni piuttosto che imporre delle regole ferree che magari non aiutano il bambino, ma non aiutano nemmeno il genitore. In ogni caso se siete in difficoltà, come ho già accennato prima, gli psicologi gli psicoterapeuti servono anche a questo. Essere genitori, soprattutto per la prima volta, è una cosa sconosciuta. Nessuno sa quale sia la modalità migliore; quindi il consiglio che vi posso dare e trovare la modalità migliore per voi e quella che pensiate sia migliore per vostro figlio, perché nel momento in cui la trovate e siete tranquilli nelle vostre scelte questa tranquillità la trasmettete anche al bambino, e un bambino con dei genitori felici, sereni, che riescono a trasmettergli pace, è un bambino che riuscirà anche lui a trasmettere con pace serenità e tranquillità ciò di cui ha bisogno. Quindi la domanda che dovete farvi è: “Come sono più tranquilla io nel gestire la crescita di mio figlio? Come faccio io a essere tranquillo e sereno in quello che sto facendo?” Cercate di capire qual è il vostro modo E portatelo avanti a prescindere da quello che leggete, da quello che sentite dai racconti degli altri genitori e delle altre madri, perché il rapporto che avete con i vostri figli è unico e dipende da cose che sono veramente troppo soggettive: dal rapporto che avevate voi che vostri genitori, dal vostro carattere , dal carattere del vostro bambino. Quindi davvero, assecondatevi e assecondate di conseguenza i bisogni che il bambino vi riporta. Se siete in difficoltà e avete bisogno ci sono delle persone che vi possono aiutare. Questo è quello che io posso darvi come consiglio generale. Come già detto prima, se volete approfondire la tematica in una maniera un po’ più scientifica ci sono tutti i libri di Bowlby che si possono leggere, cercate la sua biografia e bibliografia e troverete un sacco di informazioni. Io ringrazio ancora tantissimo, Jessica e Leonardo addirittura con un suono di campane che ci accompagna alla fine di questo Podcast, per avermi dato lo spazio per parlare. Spero ci siano altre occasioni per collaborare. Per qualunque cosa potete rivolgervi a Jessica oppure rivolgervi a me se avete altre curiosità e spero di esservi stata utile in qualche modo. Grazie mille a tutti.”
In fine vi lascio ilpensiero di papà Leonardo
Papà Leonardo e Fiore
” Jessica dice di aver capito di essere diventata madre appena ha visto sua figlia, quando parlo con altri padri, amici o chi papà lo diventerà, dico sempre che secondo me noi, e per noi intendo noi uomini, capiamo in un secondo momento di essere diventati genitori, proprio perché scende in noi la consapevolezza del cambiamento quando fisicamente possiamo tenere in braccio nostro figlio. Per me è stato così, ma suppongo sia legato al fatto di non aver avuto per nove mesi Fiore in pancia che cresceva, scalciava e faceva capriole.
Da sempre sono convinto che anche il papà, deve fare in qualche modo la sua parte. Dopotutto direi che “la mamma fa le cose da mamma” e il “papà fa le cose da papà”, sia un concetto del tutto superato. E se per qualche papà non fosse così, io vi consiglio spassionatamente di non perdervi per nulla al mondo il cambio del pannolino di vostro figlio, non perdetevi la possibilità di provare l’emozione del farlo addormentare, non perdete l’occasione di passare del tempo da soli, passeggiare ed imparare cose nuove. Anche perché in un batter d’occhio il bimbo cresce e tutto ciò che non si è vissuto si è perso. Compresa la possibilità di metterci alla prova.
E allo stesso tempo, tu mamma, non negare questa emozione al tuo compagno, perché capita anche questo…
Come sapete, io sono molto pragmatico. E se non lo sapete ve lo dico ora. Quindi questo è un appello o meglio un consiglio che posso dare a tutti i padri: Per sviluppare un attaccamento di tipo sicuro con vostro figlio, in primis cercate di essere presenti fin dai primi anni di vita. Sappiamo tutti che la mamma c’è e ci sarà sempre e si occuperà inesorabilmente di pannolini, merendine e nanne, ma questo non deve essere una scusa per non contribuire. Anche perché prima o dopo vostra moglie sarà sfinita, e moglie sfinita vuol dire moglie nervosa…e oggi abbiamo imparato che i genitori in primis trasmettono la loro serenità ai figli. In un batter d’occhio vi troverete con i nervi a fior di pelle e la tensione che si taglia con il coltello.
Quindi finiamola con il concetto di tempo di qualità, e (per quanto possibile) pensiamo alla quantità e soprattutto affiancate vostra moglie, fate vostre le mansioni del mammo… anche perché siamo i soli che possono contribuire a far funzionare il meccanismo del gioco di squadra e soprattutto siamo i soli che possono tenere alto il morale di una mamma che a fine giornata si sente più mucca che donna. Lo so questa è forte ma fa capire, molto bene come si sente una mamma che allatta a fine giornata.
Come faccio a sapere queste cose? Ne ho parlato con Jessica, l’ho ascoltata ed aiutata. Non voglio una statua per questo, mi sono solo reso conto che forse era la via giusta per raggiungere la serenità nella nostra famiglia, quindi concludo con questo consiglio
Sviluppate un attaccamento sicuro con vostro figlio o figlia ma non dimenticate di curare l’attaccamento che avete con la vostra compagna di vita. “