Limiti – regole. I “No” che si potrebbero evitare

Nell’educare Fiore abbiamo imparato a ponderare i NO e dopo svariate esperienze abbiamo creato due categorie:

No tassativi (compromettono la sicurezza del bambino)

No che si potrebbero evitare (compromettono il mio stato mentale e limitano il bambino)

Perché questo? Perché esiste nelle mente di noi genitori una paura innata che ci fa credere che spesso i nostri figli non sappiano fare, che dobbiamo fare noi per loro.

È normale avere paura, ed è un nostro dovere cercare di mettere in sicurezza sempre i nostri figli, però spesso alcuni no, comportano limitare il bambino nell’apprendere qualcosa e con un nostro lavoro interiore potremmo rendere questi episodi qualcosa di più che un semplice negare e basta.

“Non salire sullo scivolo” , “non scalare quel muretto” , “non andare lì perché è cacca” , “non andare su quella giostra perché non sei capace” .

I no che si potrebbero evitare sono davvero tanti e tendono spesso a diventare frasi che non hanno senso logico con la realtà (esempio quando gli diciamo che quell’oggetto è “cacca” ma in realtà è solo una vasetto di ceramica) e mettono in crisi il pensiero del bambino dandoci poca credibilità.

Per riuscire a fare questa distinzione ci siamo fatti più volte queste domande:

Sto dicendo no per paura mia?

Sto dicendo no perché oggi non ho pazienza?

Sto dicendo no per punirlo?

Sto dicendo no perché sto facendo altro?

Quando ci sorgono questi dubbi abbiamo il potere di riflettere e provare a non dire e vedere cosa succede, a lasciar fare e osservare.

L’autonomia, la responsabilità, il sentirsi pronti e capaci, affrontare la paura, e crearsi la propria autostima arrivano anche da queste esperienze perché se diamo fiducia al bambino, lui avrà la possibilità di provare, sbagliare o farcela da solo.

Il lavoro del genitore è come quello di una guida turistica: bisogna studiare prima il percorso, sapere cosa raccontare e tenere ben presente cosa si può fare e cosa no. Il genitore fa un lavoro simile con il proprio bambino , fa in moda che lui si possa esprime attraverso un ambiente studiato, sicuro. Lo aiuta nelle difficoltà e nei suoi successi, gli mostra la via e gli permette di andare oltre e vedere cosa succede, ma allo stesso tempo è molto deciso e fermo nelle sue decisioni.

Se cercassimo di utilizzare solo i no tassativi, avremo più possibilità nel fargli capire le cose che si possono o non possono fare e soprattutto spiegare loro il perché: “so che vorresti correre per la strada ma per la tua sicurezza dobbiamo rimanere sul marciapiede, ci sono le macchine.”

Questo non è semplice, è un lavoro di pazienza e di tante prove. Sappiamo che a volte vorremmo fare di più, ma non è questo motivo di frustrazione, basta saperlo, accoglierci (perché siamo anche noi essere umani) e cercare di fare sempre il possibile quando si può. L’atteggiamento di un genitore sicuro nelle sue scelte, onesto e umile non solo porta la mamma e il papà in evoluzione verso se stessi, ma attraverso questi piccoli accorgimenti, trasferiamo ai nostri bambini un’educazione più consapevole, senza fronzoli, lineare e creiamo davvero un rapporto reciproco di fiducia e rispetto.

11 attività da fare con i bambini 0-6 mesi ispirati al Metodo Montessori

Come incoraggiare l’autonomia del neonato? Per anni Maria Montessori ha studiato e osservato i bambini fin dalla loro nascita. Uno dei suoi principi fondamentali è proprio quello di incoraggiare l’autonomia, che consiste nell’aiutare il bambino “a fare da solo”, di mostrargli in maniera amorevole come acquisire determinate capacità. Tramite l’autonomia, un ambiente predisposto e il materiale sensoriale adatto, aiutiamo il suo sviluppo naturale. Fin dalla sua nascita possiamo quindi offrirgli un ambiente stimolante da cui lui possa assorbirne gli stimoli per costruire se stesso. Tramite queste attività il bambino ha l’opportunità di concentrarsi e sviluppare la sua curiosità. Non circondatelo di giocattoli, in questo momento del suo sviluppo non sono assolutamente essenziali. offriamo affetto, calma e sostegno ma anche piccole sfide per iniziare a lavorare sul proprio potenziale.

Per me queste parole all’inizio del mio percorso Montessori, sono state essenziali per aiutarmi a stabilire, dentro e fuori me stessa, che ruolo avrei voluto avere con mia figlia. Quando nasce un bambino, la vita cambia radicalmente e si va cercando quello che vorremo diventare per i nostri figli: guide amorevoli e consapevoli. I principi della filosofia Montessori mi hanno catturato e da subito conquistato con quelli che erano i miei desideri e la visione di genitore che volevo diventare. Subito dopo è nato l’amore per i materiali e lo studio che questa pedagogia ha prodotto nei suoi confronti.

Per apprendere concetti e capacità astratte, il bambino ha bisogno di manipolare materiale concreto che stimoli i suoi sensi. Questo non solo gli da modo di crearsi esperienze, ma gli permette di comprendere da solo, attraverso la ripetizione, il concetto naturale di errore e di poter sbagliare attraverso l’esercitazione e il perfezionamento di una certa abilità. Non pensare che ci vogliano grandi materiali o strutture elaborate, a volte le attività più naturali e di vita quotidiana sono quelle ancora più stimolanti per il bambino. Ogni bambino ha un suo specifico momento e ritmo di sviluppo, e nessuno meglio di voi saprà quando sarà pronto o meno per una certa attività o meno, perciò l’elenco che vedrai seguirà solo un ordine cronologico e potrà darti stimoli e riflessioni da applicare nella tua vita insieme al tuo bambino.

1) I mobiles

Sono i primi oggetti che potete presentare ad un neonato. I mobiles lo aiutano a sviluppare l’osservazione e gli consentono di mantenere l’attaenzione. Quando un bambino nasce ha un campo visivo di circa 20-30 cm, queste attività servono appunto ad allenare la vista seguendo l’oggetto che si sposta lentamente. In questo modo, focalizzandosi sull’oggetto il bambino svilupperà la capacità di esplorare visivamente il mondo che lo circonda: scoprire forme, profondità, colori. Posiziona il mobile sopra il materasso delle attività, per farlo, appendi un gancio robusto al soffitto con un filo che rimanga a 20-25 cm dal viso del bambino. Una volta trovata l’altezza spostatelo che non stia proprio sul viso del bambino ma qualche cm più in giù. Ricordate di assicurarvi una posizione corretta del collo e della schiena del bambino. Quando il bambino dimostra un caldo interesse verso il mobile, cambiatelo. La rotazione si fa ogni 2/3 settimane. 

Il mobile di Munari

Si può utilizzare dalle prime 3 settimane. E’ il primo da presentare al neonato. Alla nascita la sua vista è confusa, ma può distinguere forme, movimenti e forti contrasti. Gli elementi di questi mobile sono molto leggeri e ruotano lentamente attirando l’attenzione del piccolo, che l’assimilerà osservandone i contrasti, le forme e le proporzioni. Ideato da Bruno Munari ( 1907-1998) riguarda il senso dell’ordine e delle relazioni matematiche presenti nell’essere umano fin dalla nascita. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.

Il mobile degli ottaedri

A partire dalle 6 settimane. Il neonato riesce a vedere i colori fin dalla nascita ma ha difficoltà a distinguere le tonalità vicine. Questo mobile offre nuove nozioni da assimilare e esplorare visti i suoi colori vivaci e figure geometriche. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.

Il mobile Gobbi

A partire dai 2/4 mesi. Il bambino in quest’epoca distingue bene i colori e le loro sfumature. Questo mobile promuove proprio questa caratteristica. E’ composto da 5 sfere in diverse gradazioni dello stesso colore. Questo mobile gli permette di cogliere le leggere sfumature del colore e la profondità del campo visivo data dalla posizione delle sfere. Le sfere sono rivestite di filo da ricamo per riflettere armoniosamente la luce . la loro posizione e lieve dondolio affascina e rilassa. Il bambino troverà giovamento nell’osservare il dondolio delle sfere. Gianna Gobbi, l’ideatrice, è stata una collaboratrice di Maria Montessori. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.

Il mobile dei ballerini

Verso i 3 / 4 mesi. Il mobile è composto da quattro forme con una carta che riflette la luce. Ogni personaggio è composto da tre parti che si muovono indipendentemente l’uno dall’altra, dando l’impressione di ballare. Mettete il mobile abbastanza vicino al bambino che possa vedere i movimenti delle braccia e delle gambe. Il bambino userà questo momento per concentrarsi sulle figure e avvicinarsi al controllo di movimento volontario delle braccia. Posizionatelo più o meno all’altezza del suo bacino, in modo che il bambino possa mantenere una corretta posizione anche se inizierà a sgambettare. Se non te la senti di crearlo, volendo lo trovi qui.

2)Vestirsi

Mentre lo cambiate o lo vestite, trovate sempre il modo di comunicare con lui e incoraggiarlo all’autonomia. Fatelo partecipare descrivendo cosa state facendo: “ Ora ti infilo la calzina…” oppure “ Aiutami con il braccio..” Siate lenti e gradevoli nei movimenti, in modo che possa seguire i vostri movimenti. Invitatelo a collaborare con voi.

3) Gli oggetti sospesi

Quando il bambino arriva a circa 4 mesi, riesce a distinguere meglio la distanza tra sé e le cose. Raggiunge un buon controllo delle braccia che gli permette di afferrare con più precisione alcuni oggetti, come i capelli della mamma, le sue collane e così via. Quando inizia ad afferrare, il bambino entra in un nuovo periodo sensitivo: esplora la vista e il tatto. Sostituite quindi i mobiles con oggetti sospesi. Per imparare ad afferrare il bambino deve concentrarsi, non tiene a lungo in mano l’oggetto e fa movimenti lenti. Lega quindi l’oggetto a un elastico, in modo che possa afferrarlo, lasciarlo e riprenderlo. Trova un oggetto che sia resistente, abbastanza grande e che non sia colorato da vernici chimiche. Oltre agli oggetti potete promuovere figure colorate di animali in legno o carta o elementi presenti nella natura.  ° L’anello. Con questo oggetto il bambino riesce ad impegnare una buona energia tra braccia, mano e dita e poi portandoselo alla bocca. ° Il sonaglio. Con questo piccolo oggetto lucente costringiamo il bambino a un’intensa concentrazione e maggiore destrezza nell’afferrarlo. Inoltre con il sonaglio il bambino apprende che il suono è collegato al gesto e questo gli procura grande piacere.

4) I sonagli

Dai 4-5 mesi il bambino riesce a tenere in mano un oggetto che non sia appeso. Proponiamogli dei sonagli che lo aiuteranno a sviluppare la coordinazione mano- occhio – orecchio. Scoprirà come il movimento della mano può produrre il suono, svilupperà la coordinazione tra le due mani e migliorare il movimento della dita. Procuriamogli quindi dei sonagli da cui può trarre più informazioni scegliendo tra forme, materiali, trame, temperature, colori, peso diversi. Iniziate a proporli uno alla volta, per poi aggiungerne sempre di più. Anche qui ruotate spesso i sonagli e non date al bambino troppe cose da toccare e vedere se no non riuscirà a concentrarsi. Ogni due-tre settimane ruotate i sonagli, per lui sarà come ricevere una novità e approfondirà nuove conoscenze. Qui puoi trovare alcune tipologie.

5) Mangiare

Una volta capito l’interesse verso il cibo e iniziato lo svezzamento, inserite il bambino nel contesto del pasto a tavola voi, proponetegli dell’acqua, rendetelo partecipe. I pasti sono momenti importanti per parlare al bambino di alimenti e nuovi sapori da scoprire. Ti lascio anche qui una tipologia di sedia, diversa dal seggiolone che io stessa ho conosciuto da poco e la trovo innovativa rispetto alla versione classica che tutti conoscono.

6) Esplorare

In questo tempo il bambino acquisisce la capacità di girarsi da solo. Si muove verso i sonagli per afferrarli. Potrebbe anche entusiasmarsi per questa vittoria, sarà poi l’entusiasmo che lo aiuterà a continuare. E’ possibile anche che in queste prime manovre trovi difficoltà con braccia schiacciate sotto il pancino, se si innervosisce troppo senza trovare soluzioni, avviciniamoci e mostriamogli un altro sonaglio. Si calmerà e continuerà a giocare. E quando inizia a Gattonare? In questa tappa il bambino sviluppa i movimenti di flessione – estensione della nuca e della testa. Il bambino impiega davvero tanto sforzo per riuscire a mettersi a gattonare, incoraggialo, aiutalo scegliendo per lui vestiti comodi, dagli fiducia e guidalo senza intervenire. Al bambino piace faticare, perché in quel momento sta apprendendo perciò osserviamo, sorridiamo e offriamo il nostro supporto solo quando ne ha veramente bisogno o per situazioni di sicurezza.

7) Il gioco del cucù

Attività che piace moltissimo e sorprende tanto il bambino. Copritevi il viso con le mani , cambiate mimica, aggiungendo a poco a poco nuove espressioni: “ Dov’è la pallina?” “Eccola qui” e via via così con altri oggetti. Sarà un momento di risate e divertimento.

8) Giochi con mani e dita

Trovate filastrocche e giocate con le mani, indicando le parti del viso. Questo li aiuta ad acquisire parole collegate a corpo e spazio.

9) Musica

Proponete sempre la musica. In macchina, mentre cucinate, durante le coccole, fategli ascoltare canzoni e filastrocche. Cantate le vostre canzoni d’infanzia. La musica fin dalla nascita può essere un vero piacere e fonte di tantissime scoperte: suono, ritmo, parole, rime ecc… Potete anche tenere la musica in camera del bambino offrendo suoni calmi con pochi strumenti. Anche Scoprire i suoni Grattare cuscini, tavoli, tappeti. Ditegli “ Ascolta” e proponetegli di “grattare”. In questo modo scoprirà trame e suoni diversi. Proponetegli anche oggetti da cucina come pentole e ciotole e materiali che fanno rumore, così da scoprire i loro suoni.

10) Scoprire i libri

Mostrate i libri al bambino fin dalla nascita. Scegliete libri robusti oppure in tessuto. Libri tattiti con stoffe, cartone. Questo gli porterà sempre più interesse verso la scoperta di libri nuovi. Verso i 6 mesi offri libri con sorprese, libri di stoffa o cartone con personaggi mobili che compiono attività di vita quotidiana. Verso i 9 mesi mostrategli come girare le pagine in modo lento così che possa assimilare i vostri movimenti. Ti lascio qui una tipologia di libro tattile.

11) Linguaggio

Quando giocate con il bambino già a partire da 5-6 mesi, nominate sempre i nomi degli animali e i loro versi. Raccontategli storie e parlate con lui.

Spero di averti dato consigli utili e riflessioni da poter portare anche tu nelle giornate insieme a tuo figlio. Allego anche la cameretta di ispirazione Montessori di Fiore nei suoi primi sei mesi di vita…Ricorda che ogni bambino è diverso, l’osservazione da parte nostra verso di loro, ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare. 

Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!


A presto e buona giornata/serata!

Jessica

Versione 2 della nostra cameretta
versione 1 della nostra cameretta

Foto presa da Pintares

I miei articoli

La sessualità spiegata ai bambini

Come siamo diventati una famiglia Montessori

La vita pratica in casa

“Tutte le vittorie e tutto il progresso umano riposano sulla forza interiore.”

— Maria Montessori, La scoperta del bambino

4 Consigli su come aiutare i nostri figli ad avere fiducia in se stessi.

Mi capita spesso di parlare con mamme che mi raccontano quanto sia difficile per loro far fare cose nuove ai loro figli o aiutarli a vincere la loro timidezza, oppure di quanto non riescano a rendere il proprio figlio indipendente nelle piccole cose e di quanto trovino difficile compiere le azioni più semplici come assumersi le piccole responsabilità quotidiane.

Una domanda mi sorge spontanea:

Non saremo mica noi genitori i responsabili?

Mi spiego meglio. Noi genitori abbiamo la tendenza a prendere sovente decisioni al posto loro. Ci convinciamo di sapere quando riescono in qualcosa oppure no, o magari per colpa della fretta quotidiana troviamo scuse per occuparci noi di allacciargli le scarpe per esempio. Non trovi?

“Un giorno sono rimasta sbalordita nel vedere mia figlia di 14 mesi riuscire a prendere il cibo del nostro gatto dal mobile della cucina e portarlo in bagno per versarlo nella ciotola. Tutto questo in completa autonomia.”

Fiore mentre porta il cibo a Willy

E’ così incredibile la mente dei bambini, riesce a sorprendermi ogni volta. I bambini se lasciati fare hanno un potenziale infinito da raccontare. Sono predisposti a fare, a conoscere, a voler svilupparsi e crescere, dobbiamo solo dargli l’opportunità di trovare e sviluppare la propria fiducia in se stessi e nelle loro capacità.

E’ un equilibrio difficile da raggiungere, ma possibile. Si tratta di entrare in empatia con i nostri figli e capire di che cosa hanno bisogno in quel momento. 

Diamogli la possibilità di crearsi una propria individualità attraverso l’indipendenza, provando e ripetendo e diventando guide consapevoli per loro senza imporgli cosa fare o non fare (sempre nel limite del possibile).

Con questo articolo vorrei consigliarti 4 strategie per aiutare tuo figlio ad aumentare la sua autostima e fornirti  gli strumenti necessari per renderli più autonomi e capaci

Io  utilizzo queste strategie nella mia vita quotidiana con Fiore e ne trovo davvero beneficio.

1 DIAMOGLI LA POSSIBILITA’ DI SCELTA

Tutte le volte che è possibile, lasciamogli la possibilità di scegliere o aiutarci a fare cosa stiamo facendo.  Chiediamo la sua opinione riguardo quello che facciamo. Questo si può fare già da molto piccoli anche quando non sanno ancora parlare. Potete iniziare da cose semplici come mettere a disposizione due scelte di magliette e chiedergli di indicare quale vogliono indossare, o se preferiscono le carote o le patate da mangiare,  per poi passare a cose un po’ più complesse. Commetteranno magari degli errori, in quel caso ricorda di non giudicare ma sostenere la scelta che hanno fatto, aiutandoli a trovare alternative.

Se siamo troppo protettivi rischiamo di impedire lo sviluppo della sua autonomia, ma dall’altro se esageriamo nel concederla, rischiamo di creare in lui un senso di insicurezza. Fatti guidare dalle situazioni e calibra gli interventi in base alla necessita e i limiti che ti sei predisposto.

2 RISPETTIAMO IL LORO SPAZIO

Ci capita spesso di usare la scusa “Tanto sono piccoli e non capiscono” per prenderci libertà che non dovremmo. Li trasciniamo con noi senza informarli di cosa accade, parliamo dei loro problemi in pubblico, li screditiamo etichettandoli con “è timido”, “Non è capace”, “E’ un terremoto”, frughiamo nelle loro cose senza il loro permesso. A volte bastano davvero piccole attenzioni per fargli capire che rispettiamo la loro persona e la loro privacy. Chiediamo loro prima se possiamo parlare di quella loro esperienza con altri . Queste accortezze non li faranno sentire in imbarazzo e li aiuteranno ad avere fiducia in voi e nelle loro emozioni.

3 INSEGNAMO LORO GLI EFFETTI DELLE AZIONI

Eliminare punizioni, minacce e sgradevoli affermazioni che hanno poco effetto sulla risoluzione del problema ma enormi lacune nella loro autostima e sostituiamole con le normali conseguenze delle azioni. Questo è un metodo rivoluzionario per poter aiutare il bambino a interiorizzare certi valori morali. “ Hai rotto questo gioco, so che per te era molto importante. Ora non potremo più giocarci”.  Questa è una chiara spiegazione degli effetti che ha causato una sua azione. Facciamogli capire che quella che è successa è stata una conseguenza inevitabile di un suo comportamento e che basterà cambiare il suo comportamento per far diventare quelle conseguenze negative in positive.

AIUTIAMOLI A SVILUPPARE IL SENSO DI RESPONSABILITA’

Fin da piccoli, possiamo dare a nostro figlio la possibilità di prendere decisioni e assumersi le proprie responsabilità. Prendersi cura di un animale domestico, aiutare con la vita pratica in casa, stendere insieme alla mamma, sono tutti modi in cui i bambini possono responsabilizzarsi in qualcosa assumendo un ruolo effettivo all’interno del gruppo o della famiglia. Anche responsabilizzarli sul denaro li aiuta a capire il valore che possono avere i soldi e riuscire a risparmiare per acquistare quello che si desidera.

Rendiamoli partecipi della nostra vita, raccontiamogli cosa stiamo facendo e quali decisioni abbiamo preso in merito alla nostra vita quotidiana.

“Giro sempre per casa con Fiore raccontandogli cosa facciamo e chiedendole aiuto e noto con piacere che questo la soddisfa molto.”

Infine un ultimo consiglio che vale sempre più di tutti a parer mio… Il nostro esempio vale sempre più di ogni altra cosa. Impariamo ad essere coerenti con quello che chiediamo i nostri figli e con le nostre azioni. Chiedere a tuo figlio di non alzare la voce in pubblico quando siamo i primi a imprecare quando ci rubano un parcheggio capirai bene che non aiuta.

È facile?  No assolutamente, ma sono convinta che per aiutare i bambini a diventare adulti consapevoli e responsabili del mondo e degli altri  valga almeno la pena provarci.. Anche solo un pochino.

E per quanto questo concetto può suonarvi banale, ricordate che non è una banalità cercare di metterlo in pratica ogni giorno della vostra vita…

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I miei articoli

La sessualità spiegata ai bambini

Un’altra idea di natale

Come siamo diventati una famiglia Montessori

La sessualità spiegata ai bambini

Ci tengo a dirti che non sono né un operatore sanitario, né uno specialista.

Sono una mamma che si informa, legge e studia, oggi condivido questo pensiero con voi, proprio come farei con una mia cara amica.

L’educazione sessuale è un argomento importantissimo per lo sviluppo di un bambino.

Molti pensano che i figli debbano essere “istruiti” sull’educazione sessuale raggiunta l’adolescenza, il problema è che in quel momento particolare di vita, nostro figlio si sarà sicuramente già fatto una sua idea, su questo argomento, e avrà già ricevuto tutte le informazioni che cercava attraverso gli amici o peggio, la pornografia.

Per questo è importante parlarne moooolto prima, per dare le giuste conoscenze ed un giusto punto di vista per aiutarli a difendersi o diffidare di situazioni poco piacevoli, anche legate al mondo del web, sempre più frequentato ed alla portata dei ragazzi.

Alla sessualità si legano inesorabilmente delle emozioni e proprio come aiutiamo il bambino quando deve riconoscere rabbia o felicità, allo stesso modo dobbiamo introdurlo alle amozioni che proverà, legate alla sua sfera sessuale. 

Il nostro compito è essere una guida per i nostri figli, noi siamo le persone più adatte per parlare di questi argomenti con loro, perciò se non ti senti pronto o preparato puoi fare affidamento a libri o esperti che spiegano come introdurre questo concetto ai bambini.

Apprendere un concetto sano di sessualità, aiuterà i nostri figli a vivere le loro esperienze in modo naturale, senza paura e con la giusta consapevolezza.

Il corpo (soprattutto quello femminile) viene, sempre più spesso, utilizzato come merce da vetrina, ma non vorrei essere fraintesa: intendo dire che tutti possiamo notare come in televisione, sia normale vedere movenze sessuali e ballerine poco vestite; nelle pubblicità di intimo, sempre corpi perfetti e il senso del pudore che rasenta lo 0.

Nel mio piccolo, ricordo di essere stata “turbata” da un programma di intrattenimento mandato in onda alle 20:00 sulla rete nazionale, in cui una decina di ballerini donne e uomini stavano ballando spogliandosi e toccandosi fra loro. Il mio primo pensiero è stato:

Questo balletto lo starà guardando un bambino/a piccolo, che messaggio starà elaborando il suo cervello? 

Mi sono venuti i brividi.

I nostri figli, crescono in un mondo bombardato da concetti, a mio avviso, errati sulla sessualità.

Il paradosso è che, il 90% della gente e dei genitori non riesce a trattare in modo genuino l’argomento, credendo sia ancora un tabù e non spiegando o peggio nascondendo come funzionano realmente le cose.
Basti pensare che siamo arrivati al punto di far credere ai bambini che sia la cicogna che porta e distribuisce i figli ai genitori.

Se queste parole, anche per te, hanno un senso allora è arrivato il momento di scoprire come possiamo accompagnare i nostri figli nel mondo della sessualità consapevole.

Spieghiamo ai bimbi che il piede si chiama “piede” e la mano si chiama “mano”… perché quando parliamo dei genitali li chiamiamo “patatina” o “pisellino” invece di vagina e pene?

So bene che non è facile, io stessa sono in piena fase di “elaborazione” e quando ne parlo con mia figlia ancora mi sembra strano. Ma non pensate che parlando di vagina, come di mano o piede… molti muri crollino ancora prima di esserci?

Sono solo due parole di uso comune che studieranno sui banchi di scuola, c’è davvero un età consona per conoscerne il significato?
Per prima cosa, quindi, mi sono liberata di questo peso e ho iniziato a dare alle varie parti del corpo mio e di mia figlia il loro nome.

Ti assicuro che è solo questione di abitudine.

I nostri figli assorbono ogni nostro comportamento, imparano dai nostri atteggiamenti, imitano ciò che diciamo e come lo diciamo.

Se noi mostriamo vergogna nei confronti della sessualità, loro stessi impareranno ad averne.

Ti è già capitato che tuo figlio ti chieda come sia venuto al mondo?

Fiore è ancora piccola ma quando arriverà il momento e mi chiederà informazioni su questo argomento, cercherò di spiegarle in modo semplice che il suo corpo è cresciuto nella mia pancia, poco a poco, fino a svilupparsi del tutto ed infine è uscito da un’apertura chiamata vagina.

Ho sintetizzato, ma pensate che sia inopportuno? Io questo non lo so… ma credo che indicare e descrivere le funzioni dei nostri organi sia un modo ottimale per aiutare il bimbo a scoprire il proprio corpo e soprattutto non trovo note “negative” nell’utilizzare questo approccio. Soprattutto quando sono loro stessi a volerlo scoprire, toccandosi. Sfrutto quei momenti di scoperta per farmi vedere rilassata e capace di darle spiegazioni.

Potete anche utilizzare specchi o inventare piccoli giochi, usate attività con tessere che raffigurano gli organi maschili e femminili o se ne avete la possibilità stampate un grande corpo umano con i vari organi per giocare con loro. Ricordate: il miglior modo per imparare è DIVERTENDOSI! In base all’età che hanno si possono offrire tipologie di attività diverse e questo si può fare partendo già dal primo anno di vita.

Senza questi muri, sarà più facile affrontare argomenti delicati strettamente legati alla sfera sessuale.
L’amore tra due donne, o tra due uomini per esempio, i nostri figli si scontreranno inesorabilmente con questi argomenti, personalmente CERCHERO’ di crescere una figlia consapevole, con una mentalità sana ed aperta… e quindi sperò di riuscire ad affrontare questi argomenti prima che possa essere influenzata in maniera negativa.
Ma questa è un’altra storia.

Cambiando argomento, voglio ricordare che la pedofilia è una piaga globale.

Lo so che spesso pensiamo: “tanto a mio figlio non accadrà mai”, io stessa faccio fatica a scrivere queste righe.

Sono situazioni drammatiche in cui i bambini possono riportare grandi traumi psicologici oltre che subire una forte sofferenza fisica, questo mi da la consapevolezza che noi genitori, abbiamo il dovere di portare informazione per aiutare i nostri figli a riconoscere e confidarsi davanti a comportamenti inopportuni. 

Quindi abituiamo nostro figlio ad affrontare questo tipo di argomenti.

Usciamo dall’idea di sessualità = tabù, basta cicogne, basta pirulino, patatine o mamma e papà si stavano “abbracciando”.

I nostri figli hanno bisogno di conoscere la “verità” per sviluppare il proprio pensiero critico e vivere consapevolmente tutte le tappe evolutive della loro vita. 

Se la tua idea fosse in contrasto con la mia, mi piacerebbe confrontarmi con te… il mondo della sessualità è vario, molte volte complicato ed io vorrei solo introdurlo a Fiore, nel miglior modo possibile e soprattutto vorrei che fossero i suoi genitori, in primis, ad affrontarlo con lei, mettendo la sana comunicazione sempre al primo posto.

Noi genitori possiamo davvero cambiare il mondo!

Ah dimenticavo… Qui di seguito, alcune idee prese da Pinterest per attività in casa ad uso informativo.

Ti lascio anche il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
A presto e buona giornata/serata!

Jessica

COME SI FA UN BEBÉ – È un libro scritto da Carlotta Cerri, che spiega come si concepiscono e nascono i bambini. Lo consiglio perché è davvero semplice e inclusivo e ha delle illustrazioni bellissime!

Attività sul corpo umano / lista completa

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I miei articoli

Gestire i momenti di crisi

Come siamo diventati una famiglia Montessori

Genitori consapevoli o tradizionali?

La teoria dell’attaccamento

In questo articolo ti raconto l’episodio del podcast ” genitori in evoluzione” . Ti racconto di come io e Leonardo stiamo vivendo la crescita di Fiore, nostra figlia. Aver scelto un’educazione Montessori o educazione gentile, più consapevole, ci ha portato a scelte educative molto diverse da un sistema di educazione tradizionale. Ma la prima domanda che uno si pone potrebbe essere perché abbiamo fatto questa scelta.  Ecco con questo articolo svisceriamo nel profondo il perché di questa scelta da un punto di vista però psicologico co l’aiuto di Marta frigerio, una giovanissima neuropsicologa. 

Io credo che ci sia un po’ di confusione sull’aspetto rapporto genitore e figlio in generale. Ci troviamo (e parlo da parte dei genitori) sempre a porci innumerevoli domande su come dovremmo comportaci in determinate situazioni con i nostri figli, ad esempio:

– Ma se lo tengo troppo in braccio lo vizio?

– Mi hanno detto di non farlo dormire nel nostro letto perché poi non dormirà mai nella sua cameretta.

– Ma se allatti dopo l’anno non lo vizi? 

– Sgridalo perché se non lo capisce ora che è piccolo non lo farà più.

Ecco credo che ognuno di noi si trovi giornalmente a combattere una guerra interna su cosa fare o non fare . Anche perché poi diciamocelo le persone intorno a noi non si risparmiano mai nel dirci cosa è meglio o no per nostro figlio. E quindi mettono in crisi anche l’operato poi di noi stessi e delle scelte che facciamo.

Perciò mi piacerebbe darti con questo articolo un po’ di chiarezza sull’argomento “attaccamento”

Almeno da un punto di vista psicologico in che cosa comprende l’attaccamento e quali sono i suoi principi fondamentali?

Vi lascio la risposta di Marta

“Premettendo che ci sarebbero tantissime cose da dire perché la teoria dell’attaccamento è una delle teorie più importanti di tutta quanta la psicologia. L’autore principale di Questa teoria è John Bowlby che ha cominciato a occuparsi dello studio dell’attaccamento a partire dagli anni Settanta. Se volete approfondire questa tematica vi consiglio di leggere il libro appunto di Bowlby che si chiama “una base sicura” ed è un libro abbastanza specialistico, però in realtà è comunque molto immediato e comprensibile. Detto ciò, con questa premessa, quello che io posso dirvi è che l’attaccamento è un sistema innato. Che cos’è un sistema innato? È un sistema che si genera sin dalla nascita nel bambino e fa sì che il bambino ricerchi la vicinanza con una figura di riferimento che normalmente è la madre, ma che generalmente possono sono entrambi i genitori.Questo avviene perché perché il bambino, attaccandosi a una figura di riferimento che Bowlby definisce base sicura, aumenta tantissimo le sue probabilità di sopravvivenza

Il bambino può sviluppare tendenzialmente due tipi di attaccamento verso le figure di riferimento: un attaccamento di tipo sicuro, che vuole dire che il bambino riesce a trasmettere le proprie esigenze i propri bisogni propri stati mentali al genitore e il genitore a sua volta è molto ricettivo nel comprendere i bisogni del proprio bambino, riuscendo così a sintonizzarsi emotivamente reciprocamente sui propri bisogni. Inoltre il bambino coglie di essere capito dal proprio genitore: un attaccamento di tipo
insicuro, che ha varie declinazioni che non sto a spiegarvi qua, che ha invece come concetto di base il fatto che il bambino non riesca a comunicare e a far capire i suoi bisogni all’adulto di riferimento, che quindi reagisce ai bisogni e alle manifestazioni del bambino in maniera non sempre adeguata o solo parzialmente adeguata.
Per farvi un esempio pratico, supponiamo che vostro figlio stia giocando e mentre sta giocando rompa un vaso. Un genitore verso cui il figlio ha un attaccamento sicuro che cosa fa? Sgrida giustamente il bambino per aver rotto il vaso, ma capisce che se è successo è perché probabilmente il bambino ha delle energie che ha bisogno di sfogare e quindi capisce che deve incanalare queste energie che il bambino mostra di avere in altri tipi di attività. Ad esempio, quindi, può portare il bambino a giocare fuori o impegnarlo in altre cose.
D’altro canto, invece, un genitore verso cui il bambino ha un attaccamento di tipo insicuro, si trova spesso in difficoltà davanti a un episodio del genere e può reagire in diversi modi; per esempio può sgridare il bambino e poi pentirsi di averlo fatto e quindi prenderlo in braccio, rassicurarlo e chiedergli addirittura scusa per averlo sgridato, oppure può far finta di niente, come se il bambino non avesse rotto il vaso o non avesse bisogno di sfogare le sue energie in altre maniere.
Non si sa esattamente in base a cosa si installa un tipo di attaccamento sicuro o insicuro. Certamente ciò dipende sia dalle caratteristiche del bambino, che dalle caratteristiche del genitore. C’è infatti una forte componente innata e determinata geneticamente con cui il bambino già nasce, ma il tipo di attaccamento dipende anche tantissimo dalle esperienze passate e pregresse del genitore e addirittura dal tipo di attaccamento che il genitore aveva verso i propri genitori. Si può dire quindi che le esperienze passate dei genitori influenzino tantissimo il legame che il genitore avrà col figlio e quindi il tipo di attaccamento che il bambino svilupperà nei suoi confronti.
Non c’è un modo giusto di trattare i propri figli; l’indicazione generale di base è che tendenzialmente il bambino sin da piccolo comincia a comunicare le proprie esigenze, prima in maniera non verbale perché non è ancora capace a parlare e poi, man mano che cresce, verbalmente.
Un genitore che riesce a instaurare un attaccamento sicuro con il proprio figlio è un genitore che riesce a capire quali sono le esigenze che il bambino sta cercando di trasmettergli, capisce queste esigenze, le rielabora e risponde nella maniera adeguata.
Un genitore verso cui il figlio ha un attaccamento insicuro, invece, è un genitore che magari ha delle questioni irrisolte che si porta dietro dalla sua infanzia e quindi spesso non è in grado di rispondere in maniera adeguata e coerente ai bisogni che il bambino gli riporta. Cosa fare in queste situazioni e cioè quando ci si rende conto che la comunicazione che si ha con il proprio figlio non è ottimale o si sente che c’è qualcosa che non va?
Ci sono tantissimi metodi per analizzare il proprio stile di attaccamento, l’attaccamento che il bambino ha verso i genitori e l’attaccamento che i genitori stessi hanno avuto con i propri genitori. Quando sentite che c’è qualcosa che non funziona o che stona nel rapporto con vostro figlio, sicuramente potrebbe essere interessante rivolgersi a uno specialista del settore che può essere uno
Psicologo piuttosto che uno Psicoterapeuta che può andare ad indagare in maniera più approfondita quali sono le cose che non vanno bene nel vostro pattern relazionale, cioè nella vostra relazione con il figlio e nella vostra modalità di relazionarvi col vostro bambino in generale.
Sembra tutto facile detto nella teoria ma nella pratica non lo è.
Per avere un rapporto ottimale col proprio bambino bisogna riuscire a capire che quando il bambino piange lo fa per comunicarci qualcosa. Quello che i genitori possono fare è cogliere il pianto non come un capriccio, ma come una manifestazione di un esigenza e quindi di conseguenza riuscire a trovare il canale migliore per capire il bisogno del proprio figlio.
L’esempio del vaso è davvero un esempio molto pratico: se un bambino rompe il vaso è giusto sgridarlo, ma è anche giusto capire perché l’ha fatto. Magari è frustrato. Magari ha bisogno di giocare, magari ha bisogno di sfogarsi e quindi io cerco di capire questa cosa e agisco di conseguenza.
Questa di base, parlando molto in generale, è la teoria dell’attaccamento.
Quindi esiste un attaccamento di tipo sicuro e un attaccamento di tipo insicuro.
Il concetto di fondo di questa teoria è che il bambino deve essere in grado di trasmettere i propri stati mentali al genitore il genitore deve essere in grado di cogliere questi stati mentali e sintonizzarsi in modo da dare la risposta migliore possibile per il benessere del proprio bambino.”

Quando il genitore riesce a cogliere questi stati mentali come manifestazioni di esigenze e non capricci, davvero tutto cambia. L’atteggiamento verso tuo figlio cambia il modo di pensare cambia e di conseguenza per quanto sia a volte difficile stancante e frustrante è la strada giusta per dare le basi giuste a quel bambino che un domani sarà un adulto capace di vivere i propri momenti difficili con grande consapevolezza.

Per esempio io Personalmente credo molto nel rapporto con mia figlia legato all’allattamento.

In tanti da quando sono diventata madre mi hanno fatto questa fatidica domanda:  Ma per quanto pensi di allattare?  

Ecco prima di rispondere a questa domanda voglio partire dal principio. Quando aspettavo Fiore da buona organizzatrice quale sono, avevo già deciso che avrei allattato sei mesi e poi avrei smesso. L’idea mi ansiava abbastanza, sono una lavoratrice autonoma, senza maternità e con un attività mia da mandare avanti.  Mi ero promessa di stare il primo mese a casa e poi sarei tornata a lavoro con mia figlia con l’aiuto dei nonni. Ecco questo è quello che avevo programmato. 

Quante cose sono andate come credevo dopo la nascita di fiore? …. Nessuna !

L’espressione  “quando sarai madre capirai” , premesso che questa espressione è davvero poco elegante, ma In parte è vero. Certe sensazioni le provi solo una volta diventata mamma, e non per egoismo o superiorità ma perché sono emozioni legate a quel fenomeno della tua vita, così unico e superlativo che puoi viverle solo se ti accade. 

E così è stato. Quando ho guardato Fiore per la prima volta ho visto in lei una luce che non avevo mai visto prima, il corpo ancora pieno di endorfine mi dava scosse incredibili, il cuore ha iniziato a battere con un ritmo diverso da prima, l’energia che inondava il mio corpo si era connessa con quel corpicino nudo che batteva gli occhi cullato nelle mie braccia. 

E li ho capito di essere diventata mamma.

Fiore, 18 dicembre 2019

Il latte è arrivato, senza problematiche particolari. Non voglio entrare in tema allattamento perché non sono una specialista del settore, ma io credo che il nostro corpo sia fatto anche di incastri, per me gli atteggiamenti verso le situazioni sono davvero fondamentali.

Ritornando al mio rapporto con Fiore, Ho scelto fin da subito di  assecondare tutti quei segnali comunicativi quale il pianto per esempio come un bisogno primario. 

Fiore ha dormito con me e Leo dalla sua prima notte di vita per esempio e dorme in camera sua quando ne sente il bisogno. Ancora oggi a 14 mesi assecondo il suo sentire cercando di non vedere i suoi atteggiamenti negativi come capricci o vizi ma una semplice dimostrazione di ciò che lei prova. Per quanto riguarda il latte Ho scelto di seguire l’allattamento a richiesta. Questa modalità è molto semplice nella spiegazione, ha una sola regola : segui i bisogni del  bambino.

Fin dal primo giorno allattare a richiesta vuol dire dimenticarsi delle ore e degli orologi, vuol dire non chiedersi se ha mangiato troppo o troppo poco. L’obbiettivo fondamentale è esserci.

Non abbraccio la filosofia del far piangere il bambino solo perché non è ancora scattata l’ora giusta per la poppata, questa modalità non entrava nel mio concetto di attaccamento e rapporto che volevo avere io con Fiore.

Perciò è andata proprio così, sono passati i mesi e quando è venuto il momento di iniziare a svezzarla ho scelto di proseguire con l’allattamento e di inserire in modo complementare il cibo che consiste nel dare al bambino l’alimento in maniera graduale ma soprattutto seguendo i suoi bisogni. Per mesi Fiore ha continuato a nutrirsi di latte materno e assaggiare poco alla volta il nostro cibo. L’autosvezzamento è proseguito fino all’anno di vita. Questo ha dato la possibilità a mia figlia di decidere lei in base ai suoi bisogni e la sua voglia di scoperta. 

Quindi, tornando alla domanda che in tantissimi sempre mi fanno:   ma quanto pensi di allattare ancora? 

Rispondo sempre che non lo so, perché non lo decido io. Ho scelto di dare questa decisione a Fiore stessa. Ormai il suo attaccarsi al seno non è più fonte di nutrimento ma un modo per lei per rassicurarsi, per sentirsi al sicuro, per prendersi un momento di tenerezza con me. Come posso decidere io per lei? mi sono chiesta. Nulla in contrario con chi fa diverso penso che ogni madre sia in grado di capire cosa è meglio per la propria famiglia. Ho impararto a non giudicare ma anzi, trovare modo di confrontarmi con gli altri e di trovare nuovi spunti di condivisione. Per me ogni mamma è condivisione, ogni papà è condivisione. ogni famiglia è condivisione.

Ho scelto un’educazione alternativa, ho scelto di educare alla calma e alla gentilezza, senza imporre e prevaricare, perciò andrei contro a tutti miei principi se ora interrompessi questo legame tra noi.

Per noi è stato un buon modo per conoscerci e innamorarci l’una con l’altra. L’innamoramento per un figlio però non è detto che arrivi sempre nel momento in cui il bambino nasce. Alcune mamme hanno bisogno di entrare in empatia, di sperimentare cosa vuol dire essere madre. Io stessa credo di aver cambiato il mio atteggiamento verso i suoi 4 mesi di vita.

Quando ti metti a servizio di un altro essere umano, impari il vero tempo, capisci il vero concetto del qui e ora e Non è sempre tutto semplice. Non c’è solo e sempre amore e felicità. Il percorso di accudimento di un bambino è fatto di scalate lunghissime e momenti davvero difficili e privazioni personali. 

Questo purtroppo a volte per una mamma e un papà può diventare un processo pesante, che porta squilibrio e in alcuni casi anche a baby blues o in casi più gravi in depressione post partum.

Secondo te Marta, quali sono gli atteggiamenti mentali che aiutano in questo caso un buon attaccamento e buon rapporto famigliare?

” Questa è una domanda difficilissima che prevederebbe una risposta vastissima, macercherò di essere sintetica e di arrivare dritto al punto. Come hai accennato tu Jessica nel corso del podcast, racconti che sei partita dicendo che avresti allattato Fiore fino a una certa età e poi avresti smesso, o comunque ti eri fatta una sorta di programma che poi ti sei resa conto di non di non riuscire ad applicare o meglio, di non voler applicare. Questo perché, e per spiegarlo riporto anche in questo caso un esempio, tanto tempo fa un etologo e zoologo che si chiama Lorenz ha studiato l’atteggiamento dei piccoli di anatroccolo. Egli si è accorto che i piccoli di anatroccolo se venivano privati della mamma nel momento in cui nascevano si attaccavano o ricercavano automaticamente un qualunque altro essere vivente o anche un oggetto con cui creare una sorta di vicinanza. Ciò avveniva non perché avessero bisogno di mangiare, perché i cuccioli di anatroccolo sin da piccoli sono in grado perfettamente da soli di cibarsi di insetti, quindi non è una cosa fatta per sopravvivenza fisiologica o biologica, ma perché si trattava di un vero e proprio un bisogno primario che tutti i cuccioli e i piccoli di qualunque specie hanno e che è altrettanto importante per farli sopravvivere.
Con i bambini è la stessa cosa. I bambini hanno infatti bisogno non solo di qualcuno che li Nutra, non solo di qualcuno che li educhi ma anche di qualcuno con cui poter avere un contatto sincero e genuino. Quindi quando tu parli ,Jessica, di allattare Fiore al bisogno, in quel caso tu stai rispondendo a un’esigenza che senti che tua figlia ha e rispondi fornendole quello di cui ha bisogno in quel preciso momento, senza imporle degli orari , senza imporle dei paletti. In questo modo Fiore capisce che tu sei sintonizzata con lei e sui suoi bisogni e di conseguenza riesce a comunicare con te, adesso che è ancora piccola utilizzando il linguaggio non verbale.
Di base il consiglio che io posso darvi è quello di assecondare molto quello che i vostri bambini vi stanno comunicando perché, anche se non parlano, i loro bisogni sono in grado di farveli capire. Voi, però, dovete essere molto ricettivi, coglierli e togliervi tante paure del tipo “Oh mio Dio magari il mio bambino ha mangiato solo un’ora fa, non posso dargli da mangiare di nuovo”, oppure “Mio figlio ha dormito troppo questa notte, se
dorme oggi pomeriggio non dormirà più la notte successiva”.
Da una parte può essere vero, ma dall’altra tanto ci sono talmente tante variabili e le cose vanno come devono andare, che è meglio avere un bambino felice che sa che i propri genitori Riescono a cogliere i suoi bisogni piuttosto che imporre delle regole ferree che magari non aiutano il bambino, ma non aiutano nemmeno il genitore.
In ogni caso se siete in difficoltà, come ho già accennato prima, gli psicologi gli psicoterapeuti servono anche a questo.
Essere genitori, soprattutto per la prima volta, è una cosa sconosciuta. Nessuno sa quale sia la modalità migliore; quindi il consiglio che vi posso dare e trovare la modalità migliore per voi e quella che pensiate sia migliore per vostro figlio, perché nel momento in cui la trovate e siete tranquilli nelle vostre scelte questa tranquillità la trasmettete anche al bambino, e un bambino con dei genitori felici, sereni, che riescono a trasmettergli pace, è un bambino che riuscirà anche lui a trasmettere con pace serenità e tranquillità ciò di cui ha bisogno.
Quindi la domanda che dovete farvi è: “Come sono più tranquilla io nel gestire la crescita di mio figlio? Come faccio io a essere tranquillo e sereno in quello che sto facendo?”
Cercate di capire qual è il vostro modo E portatelo avanti a prescindere da quello che leggete, da quello che sentite dai racconti degli altri genitori e delle altre madri, perché il rapporto che avete con i vostri figli è unico e dipende da cose che sono veramente troppo soggettive: dal rapporto che avevate voi che vostri genitori, dal vostro carattere , dal carattere del vostro bambino.
Quindi davvero, assecondatevi e assecondate di conseguenza i bisogni che il bambino vi riporta.
Se siete in difficoltà e avete bisogno ci sono delle persone che vi possono aiutare. Questo è quello che io posso darvi come consiglio generale. Come già detto prima, se volete approfondire la tematica in una maniera un po’ più scientifica ci sono tutti i libri di Bowlby che si possono leggere, cercate la sua biografia e bibliografia e troverete un sacco di informazioni. Io ringrazio ancora tantissimo, Jessica e Leonardo addirittura con un suono di campane che ci accompagna alla fine di questo Podcast, per avermi dato lo spazio per parlare. Spero ci siano altre occasioni per collaborare.
Per qualunque cosa potete rivolgervi a Jessica oppure rivolgervi a me se avete altre curiosità e spero di esservi stata utile in qualche modo. Grazie mille a tutti.”

In fine vi lascio il pensiero di papà Leonardo

Papà Leonardo e Fiore

” Jessica dice di aver capito di essere diventata madre appena ha visto sua figlia, quando parlo con altri padri, amici o chi papà lo diventerà, dico sempre che secondo me noi, e per noi intendo noi uomini, capiamo in un secondo momento di essere diventati genitori, proprio perché scende in noi la consapevolezza del cambiamento quando fisicamente possiamo tenere in braccio nostro figlio. Per me è stato così, ma suppongo sia legato al fatto di non aver avuto per nove mesi Fiore in pancia che cresceva, scalciava e faceva capriole.

Da sempre sono convinto che anche il papà, deve fare in qualche modo la sua parte. Dopotutto direi che “la mamma fa le cose da mamma” e il “papà fa le cose da papà”, sia un concetto del tutto superato.
E se per qualche papà non fosse così, io vi consiglio spassionatamente di non perdervi per nulla al mondo il cambio del pannolino di vostro figlio, non perdetevi la possibilità di provare l’emozione del farlo addormentare, non perdete l’occasione di passare del tempo da soli, passeggiare ed imparare cose nuove. Anche perché in un batter d’occhio il bimbo cresce e tutto ciò che non si è vissuto si è perso.
Compresa la possibilità di metterci alla prova.

E allo stesso tempo, tu mamma, non negare questa emozione al tuo compagno, perché capita anche questo…

Come sapete, io sono molto pragmatico. E se non lo sapete ve lo dico ora. Quindi questo è un appello o meglio un consiglio che posso dare a tutti i padri:
Per sviluppare un attaccamento di tipo sicuro con vostro figlio, in primis cercate di essere presenti fin dai primi anni di vita. Sappiamo tutti che la mamma c’è e ci sarà sempre e si occuperà inesorabilmente di pannolini, merendine e nanne, ma questo non deve essere una scusa per non contribuire.
Anche perché prima o dopo vostra moglie sarà sfinita, e moglie sfinita vuol dire moglie nervosa…e oggi abbiamo imparato che i genitori in primis trasmettono la loro serenità ai figli.
In un batter d’occhio vi troverete con i nervi a fior di pelle e la tensione che si taglia con il coltello.

Quindi finiamola con il concetto di tempo di qualità, e (per quanto possibile) pensiamo alla quantità e soprattutto affiancate vostra moglie, fate vostre le mansioni del mammo… anche perché siamo i soli che possono contribuire a far funzionare il meccanismo del gioco di squadra e soprattutto siamo i soli che possono tenere alto il morale di una mamma che a fine giornata si sente più mucca che donna.
Lo so questa è forte ma fa capire, molto bene come si sente una mamma che allatta a fine giornata.

Come faccio a sapere queste cose? Ne ho parlato con Jessica, l’ho ascoltata ed aiutata.
Non voglio una statua per questo, mi sono solo reso conto che forse era la via giusta per raggiungere la serenità nella nostra famiglia, quindi concludo con questo consiglio

Sviluppate un attaccamento sicuro con vostro figlio o figlia ma non dimenticate di curare l’attaccamento che avete con la vostra compagna di vita. “