Nell’educare Fiore abbiamo imparato a ponderare i NO e dopo svariate esperienze abbiamo creato due categorie:
• No tassativi (compromettono la sicurezza del bambino)
• No che si potrebbero evitare (compromettono il mio stato mentale e limitano il bambino)
Perché questo? Perché esiste nelle mente di noi genitori una paura innata che ci fa credere che spesso i nostri figli non sappiano fare, che dobbiamo fare noi per loro.
È normale avere paura, ed è un nostro dovere cercare di mettere in sicurezza sempre i nostri figli, però spesso alcuni no, comportano limitare il bambino nell’apprendere qualcosa e con un nostro lavoro interiore potremmo rendere questi episodi qualcosa di più che un semplice negare e basta.
“Non salire sullo scivolo” , “non scalare quel muretto” , “non andare lì perché è cacca” , “non andare su quella giostra perché non sei capace” .
I no che si potrebbero evitare sono davvero tanti e tendono spesso a diventare frasi che non hanno senso logico con la realtà (esempio quando gli diciamo che quell’oggetto è “cacca” ma in realtà è solo una vasetto di ceramica) e mettono in crisi il pensiero del bambino dandoci poca credibilità.
Per riuscire a fare questa distinzione ci siamo fatti più volte queste domande:
Sto dicendo no per paura mia?
Sto dicendo no perché oggi non ho pazienza?
Sto dicendo no per punirlo?
Sto dicendo no perché sto facendo altro?
Quando ci sorgono questi dubbi abbiamo il potere di riflettere e provare a non dire e vedere cosa succede, a lasciar fare e osservare.
L’autonomia, la responsabilità, il sentirsi pronti e capaci, affrontare la paura, e crearsi la propria autostima arrivano anche da queste esperienze perché se diamo fiducia al bambino, lui avrà la possibilità di provare, sbagliare o farcela da solo.
Il lavoro del genitore è come quello di una guida turistica: bisogna studiare prima il percorso, sapere cosa raccontare e tenere ben presente cosa si può fare e cosa no. Il genitore fa un lavoro simile con il proprio bambino , fa in moda che lui si possa esprime attraverso un ambiente studiato, sicuro. Lo aiuta nelle difficoltà e nei suoi successi, gli mostra la via e gli permette di andare oltre e vedere cosa succede, ma allo stesso tempo è molto deciso e fermo nelle sue decisioni.
Se cercassimo di utilizzare solo i no tassativi, avremo più possibilità nel fargli capire le cose che si possono o non possono fare e soprattutto spiegare loro il perché: “so che vorresti correre per la strada ma per la tua sicurezza dobbiamo rimanere sul marciapiede, ci sono le macchine.”
Questo non è semplice, è un lavoro di pazienza e di tante prove. Sappiamo che a volte vorremmo fare di più, ma non è questo motivo di frustrazione, basta saperlo, accoglierci (perché siamo anche noi essere umani) e cercare di fare sempre il possibile quando si può. L’atteggiamento di un genitore sicuro nelle sue scelte, onesto e umile non solo porta la mamma e il papà in evoluzione verso se stessi, ma attraverso questi piccoli accorgimenti, trasferiamo ai nostri bambini un’educazione più consapevole, senza fronzoli, lineare e creiamo davvero un rapporto reciproco di fiducia e rispetto.
Di recente, mi è capitato di cercare informazioni sul cervello dei bambini e devo dirti che il mondo delle neuroscienze mi ha aperto completamente la mente. Ha cambiato totalmente la mia visione del bambino.
Mi sono sempre chiesta cosa succedesse all’interno della testolina di mia figlia e di come si sarebbe sviluppata nel corso della sua vita. Come è riuscita a passare dal gattonare al camminare, a capire cosa le piace oppure no, come ha fatto a trasformare un vagito in una parola. Ti sembrerà banale, ma ti sei mai domandato/a come riesce tuo figlio a crescere e sviluppare abilità in così pochissimo tempo? O come mai ci sono momenti in cui da calma apparente scoppia a piangere e si dispera come se fosse la fine del mondo?
Io si, e ho letto una marea di libri a riguardo, infondo all’articolo ti lascio i miei preferiti 😀
Ciò che mi ha catturato di più, è stato lo scoprire che c’è un perché a tutti quei comportamenti dei bambini, che noi adulti spesso reputiamo “strani” . Di cosa sto parlando?
Ti è mai capitato di vivere situazioni in cui un attimo prima tuo figlio stava facendo tranquillamente le sue azioni quotidiane come mangiare colazione, e un attimo dopo ti urla in faccia e piange perché non la vuole più?
Oppure mentre sei al supermercato, in un attimo ti ritrovi in mezzo alla corsia con tuo figlio in preda a una crisi isterica perché gli hai detto che non poteva comprare quel pupazzo?
Ti sei mai trovato in preda al panico in mezzo al ristorante mentre tuo figlio sbatte i pugni a terra contro il pavimento e tu non sai nemmeno il motivo?
In tanti anni passati a fare l’educatrice in oratorio e nei campi scuola, ho sempre catalogato questi comportamenti come capricci, o poca educazione da parte dei genitori. Logicamente mi sbagliavo. Ora che non sono più una semplice educatrice ma sono anche mamma, mi sono sentita in dovere di dare un perché a questi scenari particolari che mia figlia, Fiore, attua nei miei confronti. Io sono cresciuta a suon di castighi e premi e le classiche frasi “ Se non la smetti subito, ti metto in punizione “ ,ma non per questo ho attuato lo stesso comportamento con mia figlia. Secondo te, i nostri figli, ci rendono la vita difficile di proposito? Sono solamente capricciosi e testardi? Queste idee, sono favorevoli ad un buon rapporto familiare ?
Sai, io credo che essere genitore sia un grande privilegio quanto una grande responsabilità. Un genitore, sta crescendo l’adulto di domani e se ci pensi un attimo, questo compito non ti sembra importante quanto pensare al futuro del nostro pianeta?
Il pensiero del “ Si è sempre fatto così, quindi va bene anche per me”, a me ha stufato. Voglio fare la differenza nel futuro di mia figlia, lo voglio per la sua vita, ma soprattutto per il mondo in cui lei vivrà domani e dell’adulto che sceglierà di essere.
Perciò eccomi qui a raccontarti cosa ho scoperto. Non sono un medico, nemmeno uno specialista, perciò cercherò di essere il più terra terra possibile per arrivare a tutti quei genitori che come me, vogliono sperimentare il “lavoro” del genitore in maniera più consapevole.
Il cervello del bambino cambia dal punto di vista fisico, nel corso di tutta la sua vita. E come si sviluppa e si plasma? Attraverso l’esperienza. Ogni esperienza che facciamo nella vita, cambia la nostra attività mentale e questo ci da la possibilità di modificare in continuazione le connessioni fra i neuroni, per poter raggiungere un grado più elevato di concentrazione, felicità, obiettivi e lo stare bene con se stessi.
In pratica, ogni cosa che insegni a tuo figlio gli rimarrà impressa sotto forma di connessioni che, quasi sicuramente, lo accompagneranno per il resto della sua vita.
(Non so a te, ma a me, questa frase ha fatto riflettere su quanto la responsabilità di un genitore sia incredibilmente alta.)
Il bambino plasmerà il suo cervello con tutte le piccole azioni quotidiane: trascorrendo tempo in famiglia, con gli amici, a scuola e imparando a conoscere il mondo e instaurando relazioni. Il cervello di nostro figlio è infatti composto da un emisfero sinistro uno destro e uno chiamato rettiliano.
Quello sinistro ama l’ordine, è razionale, logico e linguistico. Dispone le cose in base a un ordine preciso, una sequenza e un sistema. Ha la capacità di esercitare l’autocontrollo, gli piacciono le liste, l’organizzazione.
Quello destro è olistico. Non si interessa ai dettagli, si interessa più alla situazione generale, all’esperienza. Preferisce la comunicazione non verbale e si dedica alle espressioni del viso e del corpo, alla gestualità, al tono della voce. L’ordine non gli interessa, si occupa dei ricordi, di piccoli momenti ed emozioni. Grazie a lui puoi provare quelle che chiami “sensazioni di pancia”, le emozioni del cuore. Questo emisfero è più intuitivo, emozionale ed artistico.
Quello rettiliano è il più antico. Nell’arco dell’evoluzione dell’uomo, il cervello ha subito molte trasformazioni, si è evoluto, ma questo non vuol dire che sia diventato più intelligente, ma semplicemente si è aggiornato incorporando nuove abilità e strumenti. Quello rettiliano, si trova nella parte inferiore ed è quello che abbiamo in comune con i rettili, ci permette di lottare per la sopravvivenza. Lui è in grado di farci sentire il senso di fame, ci consente di respirare, ci fa sentire arrabbiati e provare la paura.
Come puoi vedere, il cervello umano è un agglomerato di ragione, sentimenti ed emozioni. C’è però una cosa fondamentale da sapere, i bambini nei loro primi anni di vita non hanno la capacità di realizzare l’integrazione fra le diverse parti del cervello, in pratica trovano difficoltà a:
Prendere decisioni
Gestire le proprie emozioni
Controllare i propri impulsi
Capire ragionamenti di causa – effetto
Avere la capacità di seguire istruzioni
Sviluppare empatia
Immagina che il cervello di tuo figlio sia una casa in costruzione, con le fondamenta da costruire e i muri e i pilastri portanti da dover sviluppare . Il suo cervello è quindi in piena costruzione e matura dal basso verso l’alto e da dietro verso davanti. Questo perché la corteccia pre frontale, quella situata più o meno in pari alla nostra fronte, è l’ultima a svilupparsi. La sua maturazione completa arriva quando si raggiungono i 25 anni circa di età, è proprio lei che si occupa di gestire tutte quelle infrastrutture celebrali che un adulto dovrebbe avere. Dopo tutte queste premesse:
I nostri figli, nei primi anni di vita, non sono in grado di autoregolarsi!
Perciò quando entrano in quello stato che noi chiamiamo “crisi” il loro cervello sta usando troppo più un emisfero escludendo l’altro. E’ come se il loro cervello andasse completamente in TILT.
Per questo motivo il bambino si sente in pericolo, si mette in una situazione di allerta dando il via a comportamenti irrazionali, impulsivi, che non può controllare. La paura prende il sopravvento e perde il controllo di tutte le sue emozioni.
Nel primo anno di vita di un bambino, comandano il cervello rettificano equello emotivo. E’ inutile pensare di mettersi a ragionare con un neonato che ha sonno o fame, pensando di poter risolvere la situazione in modo razionale, l’unica cosa che resta da fare è soddisfare le sue esigenze. In questi anni i genitori devono attuare diversi tipi di strategie per riuscire a trovare un punto d’incontro tra i suoi istinti più primitivi e le sue necessità emotive.
Quando il bambino raggiunge il suo terzo anno di vita, il cervello razionale si fa sentire e assume un ruolo fondamentale nella vita del bambino. Se sei un genitore che ha già vissuto la fase dei mille “perché”, beh, hai assistito alla comparsa dell’emisfero sinistro. In questa fase il bambino sperimenta la logica attraverso il linguaggio, ed è interessato a conoscere i rapporti di causa – effetto. Ecco perché ti riempie di domande fino allo sfinimento 😆 (Ora che lo sai, vero che vedi già tutto da un’altra prospettiva?)
L’integrazione degli emisferi, è ciò che serve al bambino per aiutarlo a non sbandare troppo da una parte all’altra, e per imparare a vivere in maniera equilibrata, capace di comprendere se stesso e gli altri. È necessario che i cervelli lavorino in sinergia.
Il ruolo dell’adulto
Indovina un po’ chi ha le competenze per aiutare il bambino in questa grande impresa?
TU! Il nostro compito è aiutare i nostri figli a superare le crisi, ma non solo, a raggiungere l’emisfero che non stanno utilizzando in quel momento, e diventare porti sicuri, leader e guide responsabili.
Quello che ti servirà integrare dentro di te, è la consapevolezza che tuo figlio ha bisogno di un co- regolatore che lo aiuti nei momenti di tilt attraverso empatia, limiti, affetto e comprensione.
Il tuo comportamento sarà fondamentale. Bisognerà cercare di attuare strategie particolari per riuscire a metterci in contatto con la parte del cervello che ha preso il sopravvento.
“ Proprio in questi giorni sto affrontando con Fiore il distacco dal seno. Ha quasi sedici mesi, e io mi sento arrivata al traguardo finale, ho bisogno di smettere di allattare, per me stessa e la mia salute mentale 😉 . Ogni volta che nego il seno, logicamente Fiore va in Tilt, la parte inferiore del suo cervello manda allarmi a tutto spiano, inizia a piangere, disperarsi, sovente si accascia sul pavimento e urla. Prova emozioni forti e non riesce a ragionare. Cosa ho fatto? Ho cercato di entrare in connessione con lei attraverso la comprensione. Mi sono messa al suo livello, l’ho abbracciata, le ho comunicato che cosa stesse provando: paura, rabbia. Ho usato il linguaggio del corpo per farle capire che io ero lì, per lei, pronta a consolarla e poi ho cercato di porgere la sua attenzione verso altro. Le ho proposto di andare in cucina, preparare uno snack e bere un po’ d’acqua. Ha smesso di piangere e felice ha pensato ad altro.”
Io e Fiore nei nostri momenti di intesa
Ora avrai capito perché la rabbia di tuo figlio, a volte prende il sopravvento. Ci sono tantissime strategie per entrare in empatia con i nostri figli, ecco qui due consigli che mi stanno rendendo la vita più semplice:
NOMINIAMO LE EMOZIONI Quando l’emisfero destro esplode con emozioni intense e incontrollabili, aiutate i vostri figli a riconoscere cosa stanno provando. Nominiamo l’emozione e se sono un po’ più grandini chiediamo loro cosa li fa star male. In questo modo stiamo aiutando nostro figlio a dare un senso a quell’esperienza connettendoci con l’emisfero sinistro.
SVILUPPIAMO L’EMPATIA Quando vostro figlio è in preda a una crisi emotiva, il nostro compito è quello di metterci in sintonia con lui attraverso l’empatia. Prendiamo con rispetto ciò che sta provando e cerchiamo di trasmettergli sicurezza, forza e presenza. Potete usare frasi come :
“Mi spiace che sei così triste”
“Lo so, anche io avrei voluto tanto…”
“Sono qui se ti serve un mio abbraccio”
“So che sei arrabbiato, anche io lo sarei se…”
Evitate frasi come :
“Ma dai non è niente”
“Non preoccuparti, non essere triste”
Non fingiamo che non succedano le cose. I nostri figli hanno bisogno di vivere ciò che provano riconoscendo i loro sentimenti. Riuscire ad aiutarli a crescere per me è davvero una conquista non indifferente. Cresceremo noi come individui, affrontando sfide e rimanendo presenti, aiutandoli a crescere in un mondo più consapevole.
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensi di questo argomento e come gestisci i i momenti di crisi. Se ti va, fammelo sapere nei commenti.
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link dei miei libri preferiti e alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook come Ledda Family Blog! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto, ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!
Maria Montessori creò per i bambini un vero e proprio rito per il compleanno. Questo evento ha come centro il bambino e la sua storia, mettendolo davvero al centro della festa. Questo modo di festeggiare va un po’ oltre le classiche feste di compleanno tradizionali, ma soprattutto attribuisce al bambino una nuova visione del poter festeggiare senza per forza dare come massima importanza al momento dei regali. Personalmente lo trovo un bellissimo modo di festeggiare la vita e il tempo che scorre attraverso i propri racconti.
Occorrente: nastro per gli spicchi, mappamondo, un cartoncino giallo per il sole, 12 cartoncini per ogni mese dell’anno.
Rituale
Nelle scuole Montessori si prepara un cerchio diviso in spicchi con i nomi dei mesi. Al centro del cerchio vi è disegnato il Sole. Potete anche creare un grande sole con dodici raggi e scriverci all’interno il nome del mese. Accanto a questo simbolo viene posta una candela. A fianco a questi oggetti c’è sempre un mappamondo. A questo punto c’è chi prepara un quaderno, o semplicemente delle fotografie stampate da mettere a fianco al sole. Queste fotografie accompagneranno il piccolo nella crescita mostrando chiaramente il suo aspetto che cambia nel tempo. Tutti si siedono in cerchio, il festeggiato accende la candela ( che rappresenta il sole), prende il mappamondo (che simboleggia la terra) e inizia a compiere il giro intorno al sole cominciando da quando è nato e procedendo nel senso del calendario. A ogni giro si può cantare una canzoncina a vostro piacimento e dopo il bimbo racconterà gli avvenimenti più importanti dell’anno vissuto mostrando le foto che ha scelto. Si posso anche scegliere alcuni oggetti significativi da mettere vicino al sole, oppure il numero di candeline quanti sono gli anni del bambino.
Una volta concluso il rituale si può pensare di continuare la festa offrendo esperienze di gioco e attività non troppo artificiali ma che possano in qualche modo stimolare il bambino, magari con materiali per creare, sperimentare o costruire qualche cosa. Per esempio scegliere spazi aperti come i parchi o prati oppure location semplici attrezzate con strutture essenziali che possono lasciare spazio al movimento del bambino. Un’idea molto bella è anche offrire ai bambini l’esperienza di una caccia al tesoro o giochi simili che hanno come obiettivo l’aggregazione e la condivisione. Infine per un compleanno super, non può mancare la torta! Se poi l’avete preparata insieme a lui acquisirà un valore aggiunto di gratitudine e soddisfazione!
Perché questo rito?
Questo rituale rientra nei concetti di Educazione cosmica ( Termine usato da Maria Montessori che conduce il bambino verso la scoperta della vita e l’amore per essa). Aiuta il bambino a capire lo scorrere del tempo, crea un giusto rapporto di rispetto verso la vita. Aiuta il bambino a godere della condivisione e dell’ascolto e lo pone al centro di un suo momento di vita speciale.
Allestimento per il primo compleanno di Fiore.
La mia esperienza
Mi sono dissociata tempo fa da cosa non sento di dire o fare. Ho scelto di vivere ogni giorno della mia vita godendomi l’attimo e non aspettando la solita ricorrenza per farlo. Un compleanno, un anniversario, il Natale… Se scelgo di fare un regalo a qualcuno lo faccio e basta senza aspettarmi di ricevere nulla in cambio. Non mi piace festeggiare San Valentino o andare al cimitero solo il giorno dei santi, come non mi piace regalare qualcosa senza sapere se quello davvero interessa al festeggiato.
Ho toccato con mano quanto sia bello vivere facendo le cose e basta. Per il mio compleanno Leonardo mi ha comprato delle cuffie che volevo da tempo insieme alla mia famiglia. Una sera di Gennaio dopo aver fatto cena tutti insieme ho ricevuto questo pacchetto nonostante mancasse un mese alla mio festeggiamento e con sorpresa tutti mi hanno detto “ Auguri!!!” Non avete idea di quanto questo mi abbia meravigliata. 💜
Festeggerò il mio compleanno con una torta e in compagnia delle persone della mia vita, senza dover in qualche modo aspettarmi qualcosa, quel qualcosa sarà il momento in sé, il vivere la bellezza di quel giorno. Questo concetto di libertà me l’ha passato molto Leonardo. E’ iniziato proprio dalla nostra storia, dall’abbandonare il concetto di farci un regalo preciso per ogni anniversario ma di regalarci piuttosto attimi di vita insieme, o una sorpresa di una cena inaspettata, una colazione sul divano la domenica. Comprarsi le cose quando si hanno bisogno di comprarle o regalarle perché ci si sente di farlo è veramente una scelta di libertà non indifferente. Mi piacerebbe passare anche questo pensiero a Fiore. Ecco perché vivo il Natale in modo diverso, e così voglio farlo anche per i suoi prossimi compleanni. Capitemi, non voglio privare mia figlia di regali o feste, anzi non è proprio il mio tento, ma vorrei farle vivere esperienze per il quale capire che vivere un’emozione è molto più sano di aspettare il proprio compleanno per scartare mille e mila pacchetti. Poi i regali sono sempre un bel momento e ci saranno sempre nella nostra vita, ma non a comando. Perciò il compleanno Montessori è proprio quello che cercavo! Vive il momento celebrando la persona e la sua vita insieme alle persone che si amano.
Il compleanno di Fiore
Il mio compleanno
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Sarei curiosa di sapere come sei abituato tu a festeggiare i compleanni dei tuoi figli. Se ti va, fammelo sapere nei commenti.
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Nella vita reale, ogni nostra azione ha una conseguenza. Se arriviamo in ritardo a lavoro daremo di noi una brutta impressione. Se cuciniamo con calma e amore probabilmente gusteremo una cena squisita. Se seminiamo in modo giusto la terra probabilmente avremo un buon raccolto e se attraversiamo con il rosso potremo insorgere in un pericolo. Noi genitori quando pensiamo alle conseguenze delle azioni dei figli, immaginiamo subito dei castighi, ma quello che non si fa quasi mai è osservare quanto sia sufficiente “sfruttare” a nostro favore le conseguenze naturali della vita. Queste hanno la capacità di far capire al bambino quali comportamenti gli porteranno migliori risultati. Perciò il nostro compito è quello di mostrare ai nostri figli l’esito delle sue azioni semplicemente descrivendolo.
“Qualche settimana fa mi sono accorta che Fiore vedeva il momento del cibo come un gioco. Non prestava attenzione, girava per la stanza, andava a prendere un gioco e tornava, mangiava “itinerante” insomma. Sono arrivata a rincorrerla per tutti i pasti. Il cibo non è un gioco, e per me era davvero importante riuscire a portare la sua attenzione al momento della tavola, facendole capire che il cibo è una cosa seria e soprattutto che si mangia al tavolo. Ho scelto un solo limite(una regola): il cibo rimaneva sulla tavola. Ogni volta che Fiore scendeva dalla sedia con calma e gentilezza le dicevo : ” vedo che hai finito di mangiare, ti aiuto a ritirare il piatto”. Questa frase l’ho detta decine e decine di volte. La dico ancora oggi quando serve. Ogni volta che Fiore scendeva dalla sua sedia, il cibo non era più disponibile. ( Non pensare che non ho più dato cibo a mia figlia☺️ ovviamente mi curavo di osservare quanto avesse mangiato a merenda o durante il pasto. Credo comunque che i bambini abbiano un ‘innata capacità che gli permette di capire loro stessi quando sono sazi oppure no.) “
Detto questo, con tanta pazienza, respiri e costanza è successo che ad oggi riesco a vivere un pasto insieme a lei e suo padre dall’inizio alla fine (quasi), guastandoci anche il momento. Succede ancora che in alcuni momenti si allontani, è normale. Il limite non cambia, le conseguenze naturali non cambiano, ma sicuramente Fiore sta imparando a vivere i pasti in modo diverso. Un altro aspetto che per noi è stato davvero importante, è stato quello di introdurre una sedia evolutiva, che le ha permesso di stare seduta a tavola proprio come noi e di salire e scendere in completa autonomia. (potrebbe interessarti questa qui)
In questa situazione, avrei potuto usare minacce e frasi forti, sicuramente Fiore sarebbe stata al tavolo e magari tra pianti e urla avrebbe mangiato. Ma non le avrei insegnato nulla. Minacciare o punire un bambino può essere efficace per risolvere subito quella situazione, ma a lungo andare diventerà un comportamento deleterio per il bambino.
Anche tu puoi individuare le conseguenze naturali delle situazioni in cui i tuoi figli sono più in difficoltà. Per il bambino è normale adattarsi alle conseguenze naturali, e se proverai ad attuarlo anche tu scoprirai come questo risulta più office e comporta meno sensi di colpa di un vero castigo.
Spero che questo articolo possa esserti stato utile. Ogni bambino è diverso, l’osservazione da parte nostra verso di loro, ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare.
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Uno dei grandi dilemmi di un genitore che segue un’ educazione alternativa è proprio quello di domandarsi come spiegare questi principi agli altri senza risultare troppo “pesanti” o senza offendere le persone con cui stiamo parlando, perché proprio queste, magari sono i nostri genitori a cui stiamo chiedendo di cambiare stile educativo, e non sempre questo argomento può essere semplice da affrontare o da ascoltare dal loro punto di vista. Vi racconterò della nostra esperienza e di come io e Leonardo abbiamo scelto di raccontare agli altri i principi di questo stile educativo.
Non è sempre semplice chiedere di cambiare le proprie credenze agli altri. Ogni persona è differente, diversa e con il proprio passato, questa è comunque una cosa da dover rispettare. Io per esempio ho avuto molta fortuna, perché Leo ha accettato subito di accogliere questi cambiamenti e abbracciare anche lui stesso questa filosofia, perciò in casa educhiamo entrambi con gli stessi principi, imparando l’uno dall’altro, sbagliando e riprovando insomma. In questo caso spesso io studio mi documento e poi la sera o quando abbiamo un momento per noi gli racconto delle mie scoperte e di come possiamo applicarle nella nostra vita, ma soprattutto con Fiore. secondo la mia esperienza posso dirvi che l’educazione Montessori che è quella che abbiamo scelto di seguire come famiglia, è davvero un metodo rivoluzionario per educare in casa. Ma quello che però mi sento di dire prima di addentrarci nel vero argomento è questa:
non sono un’ insegnante e neanche un’ istruttrice, ma solo una mamma che vive l’esperienza di mamma e che cerca di vivere la genitorialità il più consapevolmente possibile. Vivere la filosofia Montessori o un’educazione alternativa non vuol dire mettere un letto a terra e procurarsi dei giochi in legno e il gioco è fatto.
Non si può pensare che basti questo per cambiare un’educazione. Vivere la filosofia Montessori vuol dire per prima cosa cambiare il tuo stile di vita, vuol dire attuare un cambiamento dentro di te, vuol dire assaporare la vera essenza di vedere il mondo e quindi anche il bambino da un’altra prospettiva. Per vedere davvero i benefici di questo stile di vita è necessaria una trasformazione, un percorso di evoluzione personale che devi fare tu per primo, per poi trasferirlo nelle tue relazioni esterne con il tuo partner, i tuoi figli, i tuoi amici a lavoro e anche con l’estraneo che puoi incontri durante il giorno.
Tutto questo argomento iniziale mi è servito per dirti che sono arrivata a riflettere e accettare che per quanto sia importante e arricchente per me parlare, studiare e mettere in pratica questi principi di educazione diversa dal tradizionale, e dall’educazione che i miei genitori mi hanno impartito , possono non avere la stessa valenza con le altre persone del mio il cerchio familiare.
Per questo sono arrivata alla conclusione che non possiamo cambiare le persone. Non possiamo costringere gli altri a fare qualcosa che non vogliono o che semplicemente non hanno l’interesse di farlo. Quello che possiamo fare noi è lavorare in continuo sui noi stessi, esercitandoci ogni volta con situazioni diverse. Le persone noteranno sicuramente che sei un genitore diverso e che ti comporti in modo diverso con i tuoi figli e magari grazie a questo ti chiederanno informazioni o potrà nascere una discussione, chissà ;).
Non pensare che da domani devi sedere nonni zii, fratelli, marito, moglie e tutto il parentato e dichiarare che la “ musica deve cambiare”, non sarebbe comunque un modo sano per divulgare messaggi di educazione gentile. Riconosciamo i sentimenti altrui e cerchiamo la prospettiva giusta per noi e per la nostra situazione. E questo vale in famiglia, come al parco giochi ,a scuola, al supermercato e con gli amici. Se non ti piace però come l’altro sta interagendo con tuo figlio puoi sempre tradurre tu per loro. Ti faccio un esempio: davvanti a una scena di discussione tra bambino e adulto tuo puoi rivolgerti verso tuo figlio e dire:
“ Penso che nonno ti stia dicendo di non alzare la voce” oppure “ Mi sembra che zia non abbia piacere che tocchiamo i suoi libri”, “Mi sembra di capire che mamma non vuole che ti arrampichi sul tavolo” Ho reso l’idea? Questo può essere un modo, che personalmente mi trovo ad usare spesso con Fiore quando mi capita una situazione insolita.
I bambini hanno comunque bisogno di stare insieme ad altri. Attraverso queste esperienze imparano che ci sono altre persone nel mondo che possono prendersi cura di loro e che ci si può fidare anche di altre persone oltre a mamma e papà. Anzi il mondo dei nostri figli sarà arricchito da queste interazioni. Quindi non avere paura che il trascorre tempo con altri possa in qualche modo essere influenzato da un’educazione che non rientra nei tuoi canoni….Io stessa ho fatto fatica all’inizio, devo confessarti che a volte ancora oggi mi trovo in difficoltà. Ma sto imparando a lasciar andare e fidarmi del rapporto che io sto costruendo con mia figlia che comunque sarà sempre unico a prescindere, perché io sono sua mamma e comportandomi così, lasciando fiducia ad altri, dando io fiducia, cercando di passarle il pensiero che è bellissimo ed molto fortunata ad avere così tante persone che si occupano di lei, le sto insegnando io stessa a riporre fiducia negli altri.
Ma la vera domanda è : Come facciamo quindi a parlare in modo rispettoso del nostro stile educativo?
Ho pensato di creare un piccolo elenco per aiutarti a comunicare i concetti dell’educazione alternativa in modo semplice, pratico e veloce. Sono alcuni accorgimenti molto semplici da mettere in pratica nel tuo quotidiano, quando amici, parenti si prendono cura del bambino. Niente di teorico solo pratica! Sono solo alcuni spunti che ho usato io nella mia vita di tutti giorni che possono in qualche modo esserti utili! Quindi Baby-sitter, genitori nonni o altri adulti, questa è per voi! Carta e penna alla mano o fatevi un appunto mentale! Pronti? Andiamo!
TROVA ALTERNATIVE per far incuriosire chi ti sta vicino, per esempio puoi inviare articoli, pagine di blog, far ascoltare un podcast, far seguire un profilo sui social. Puoi sempre utilizzare questi canali se non te la senti tu stesso di affrontare l’argomento e non sapresti come spiegarlo. A volte mandare un messaggino dicendo : “Ho letto questo articolo magari può interessarti”, aiuta entrambi ad arrivare allo scopo.
DAI IL TUO PUNTO DI VISTA se decidi di parlare alla tua famiglia, dando il tuo punto di vista chiedendo di essere assecondati per quanto sia possibile in alcune cose, puoi fare presente ciò che ti sta più a cuore. I punti su cui vorresti che loro ti aiutassero a portare avanti.
INSTAURA CONVERSAZIONI con gli adulti che si occupano del bambino trovando punti in comune. Per esempio potete far presente che entrambi volete crescere il bambino rispettoso e responsabile, che volete entrambi che sia curioso e gentile. In questo modo potrai dare il via a una discussione e parlare di cosa per te vuol dire essere rispettosi e risponsabili. E infine sia vostro figlio che l’adulto impareranno ad avere un approccio unico tra di loro. Perciò, non fasciarti di paure ulteriori, se vuoi iniziare ad adottare un’educazione differente per tuo figlio, ma continua a lavorare su te stesso e sul vostro rapporto. Scoprirai che lasciando andare le paure sarà molto più bello e semplice il percorso.
REGALI NO! SI ALLA PRESENZA fare regali può essere molto bello ma regalare il tempo insieme può dimostrare molto di più. Una merenda insieme, Un pranzo preparato in compagnia. Una giornata intera dedicata al bambino (così magari i genitori possono rilassarsi e viversi un giorno di coppia;) ). Potete anche leggere un libro insieme e giocare a qualche attività. Fare cose pratiche come andare a visitare una fattoria o un giro nella natura. Gratificare i bambini con esperienze reali, di vita vera è un regalo incredibile per loro. Io ricordo di bellissime giornate passate insieme ai miei nonni per funghi o nelle riserve di pesca. Se chiudo gli occhi posso ancora sentire il sapore delle loro insalate di pomodori e fagiolini o del rumore che facevano le bocce di mio nonno quando ammiravo come le lanciava giocando.. Comunque per riassumere: Scegliamo un’esperienza più che un regalo.
EVITIAMO I “NO” CHE NON SERVONO spesso le case dei familiari non sono a misura di bambino e quindi chi si occupa di lui in quel momento passa il tempo a frustrarsi a dire continuamente “NO” che potrebbero essere superflui e che si dicono solo per non creare le solite urla da piatto rotto, oppure “non toccare quello! ” “ Non fare quest’altro!”. Ecco Queste situazioni diventano pesanti per il genitore ma anche per il bambino stesso, lo rendono nervoso, confuso e si finisce per non godersi il tempo insieme e non vivere quella bella esperienza . Perciò se si ha una casa piena di spigoli o cose che non devono essere toccate, si può porre rimedio scegliendo di trascorrere il tempo all’aperto con il bambino magari facendo una passeggiata, oppure al parco giochi, o facendo il gioco “raccontami cosa vedi intorno a te” e parlarne insieme. Oppure in alternativa scegliete di predisporre una stanza togliendo le cose fragili o che non devono essere alla sua altezza e usatela come ambiente quando il bambino viene a farvi visita.
INVOGLIARE L’INDIPENDENZA è bellissimo guardare i bambini mentre conquistano da soli l’indipendenza! Per esempio come vestirsi o mettersi la giacca, scoprire come funziona un giocattolo o così via. Crediamo che a volte il nostro aiuto da adulti sia necessario o indispensabile. Ecco Lasciatelo provare da solo e magari guardatelo anche mentre sbaglia, cerca di intervenire solo quando è davvero necessario. I bambini hanno bisogno di imparare a cavarsela da soli, fare errori è importante per loro perché li aiuta a trovare soluzioni! ( ovviamente restando nei limiti della sicurezza). Trovano davvero soddisfazione nel provare e ripetere un’azione. Assecondiamoli semplicemnte.
NO AL BRAVO Le nonne sono una must in questo. Ma anche noi mamme non siamo da meno! Non possiamo farci e fargliene una colpa, E’ importante sapere che ai bambini non serve essere lodati per tutto ciò che riescono a fare. Mi spiego meglio. Invece di lodare il bambino possiamo cercare di far si che giudichi da sé le sue conquiste. Possiamo quindi descrivere cosa stanno facendo invece di portarlo a cercare solo la nostra approvazione dicendo “bravo”. Per esempio se il bambino ha compiuto una nuova azione o è riuscito a fare una certa cosa o ci sta mostrando un disegno, possiamo sostituire il bravo con “ Ho visto che sei riuscita a metterti le scarpe tutta da sola! “ o ancora “Ce l’hai fatta wow” . oppure “ Vedo che nel tuo disegno hai colorato il sole giallo mmm” . Ho reso l’idea? Quindi per riassumere, via la parola bravo si alla descrizione di ciò che stanno facendo.
OSSERVARE spesso si danno oggetti in mano ai bambini senza sapere se sanno già utilizzarli o magari sono oggetti poco utili e di poco interesse. In questo caso impariamo ad osservare il bambino e guardiamo verso cosa spinge il suo interesse potrebbe aiutarci a capire cosa in questo momento gli interessa. Per esempio, se il bambino chiede di fare tante volte le scale è perché è in piena fase di movimento ( i nonni di fiore lo sanno bene questo ). Divertiamoci quindi con lui a farle o diamogli modo di sfogare quel bisogno uscendo a passeggiare magari andando su e giù per gli scaloni che avete nella vostra città. Infine capire se nell’ambiente in cui vi trovate ha modo di esplorare da solo e in sicurezza senza troppe restrizioni.
CONDIVIDERE GLI INTERESSI se vi piace cucire, fare l’orto, costruire cose, fare sport, collezionare, studiare storia, giocare a carte…. Cerca di passare e condividere queste passioni anche al bambino. Sarà sicuramente felice di scoprire il vostro mondo e di imparare. Questo aiuterà anche il bambino ad arricchirsi e fare nuove esperienze.
Spero che questo piccolo elenco possa esserti stato utile. Ricorda che gli estremi non sono mai sani e che comunque per quanto ci piaccia avere la situazione sotto controllo, a volte è anche bello ed educativo per noi lasciare che gli altri si occupino dei nostri figli con libertà seguendo il loro sentire. Ogni bambino è diverso, l’osservazione da parte nostra verso di loro, ci aiuta a capire gli interessi che in quel momento sentono il bisogno di sviluppare.
Ah dimenticavo… Qui di seguito, ti lascio il link di alcuni miei articoli, dacci un’occhiata magari trovi qualcosa di interessante! Per nuove informazioni ed aggiornamenti mi trovi quotidianamente sui social Instagram e Facebook! Grazie a questi canali condivido la vita quotidiana, mia e di Fiore, alcune riflessioni sulla genitorialità consapevole e se non l’hai mai visto, ti invito ad ascoltare il mio podcast genitori in evoluzione!