Per tutta la vita siamo destinati a percepire giudizi. Fin dalla nascita, quando ancora non sappiamo cosa vuol dire stare al mondo, veniamo giudicati. Quando parlo di giudizio, mi riferisco a tutte quelle valutazioni, richieste, o non richieste, da parte delle persone che incontriamo.
Pensa a quanto un giudizio può modificare la personalità, il nostro modo di atteggiarci, i gesti che facciamo, le parole, le frasi attentamente studiate e pesate.
Ma so anche, che a volte noi stessi siamo i nostri peggiori giudici. Non ci risparmiamo di insulti, schiettezza e rabbia verso di noi, verso ciò che siamo.
Questo atteggiamento fa parte dell’essere umano. Cerchiamo sempre di specchiarci negli occhi degli altri, senza dare importanza all’unico ascolto che veramente conta: il nostro. Parlo di parole, frasi, pensieri con cui scegliamo di accudire la nostra mente, ogni giorno, ogni momento della giornata; perché non so se capita anche a te, ma io mi riempio di frasi negative, tendo a giudicarmi di continuo e quasi mai la mia persona mi rende soddisfatta. Fin da piccola mi sentivo in qualche modo, sempre in difetto con il mio copro. Non so dare un perché a questo mio sentire, ma so perfettamente che questo malumore, vive ancora in me oggi in quelle frasi in quegli sguardi accusatori che mi regalo davanti allo specchio. Ci combatto ogni giorno, lavorando duramente.
Di certo accettare il mio corpo dopo essere diventata mamma, è stato un percorso complesso, dove ho dovuto scavare e scendere nella mia più profonda bassa autostima.

Può succedere, nella vita di avere momenti “no” incentrati sul proprio fisico, e la mia gravidanza è stata uno di quei momenti “no”, una fatica grande, che però, mi ha regalato una sensazione nuova: il sapersi accettare. Accettare ciò che sono, con le mie forme più arrotondate, il viso meno scavato, le braccia grosse, il seno diverso e le cosce più grandi, mi ha in qualche modo, aiutato a crescere . Dopo il parto, ho avuto delle vere e proprie “fisse”, ero arrivata al punto di guardarmi ogni momento allo specchio andando a cercare il miglioramento, mi allenavo tantissimo e stavo attenta a ciò che mangiavo, questo mi piaceva, ma allo stesso tempo mi logorava, perché lo stavo facendo per il giudizio che avevo di me stessa, non per far star bene il mio corpo. Guardavo fisici più in forma del mio e mi arrabbiavo per non riuscire a raggiungere quegli standard. Avevo completamente perso la via, scegliendo di apparire e non di essere.
I nostri stessi giudizi, a volte, ci portano fuori strada, facendoci perdere la via. La mia mente non riusciva a dare un giusto equilibrio tra il non giudizio e il mio benessere fisico. Così, lo stress prolungato da lavoro, una pandemia globale che condiva le mie giornate, la vita che cambiava ogni giorno piani, mi ha portato a vivere nuovamente un blocco verso il mio corpo: ho scelto di non curarlo, e questa volta ho sentito forte e chiara la frustrazione, il senso di colpa, la tristezza e l’inadeguatezza. Ho sentito i dolori alle gambe, alla schiena. Ho sentito il male al cuore ogni volta che mi guardavo riflessa. Mi sono sentita inerme di fronte a quel corpo non accettato non voluto: giudicato. Questo periodo intimo e profondo, è durato mesi. Questa volta con la consapevolezza però che ne ero al corrente, stavo vivendo un momento di forte crisi con me stessa e quello che potevo fare, l’unica via che avevo, era accettarlo.
Accettare di non aver voglia di vestirsi bene. Accettare di non curarsi il viso. Accettare di non truccarsi, accettare di non aver voglia di uscire, di scegliere di riposare piuttosto che uscire a afre una corsa. In questi momenti ho la chiara visione di quello che dovrei fare, ma non lo faccio, ma la mia stanchezza mentale ha sempre la meglio e non mi da scampo.
Dove sta quindi quell’equilibrio che ho e che non riesco a gestire? Dove trovo la forza di reagire, di andare oltre, di rialzarmi?
Il bello di questi momenti, è che ad un certo punto, tutte queste domande ricevono risposta, non so come, il mio corpo prende coraggio e mi da la forza di reagire. Ad un certo punto, il clic della mente, fa rumore, inonda il cervello di forza e coraggio e rinasco. Evolvo in qualcosa di diverso, di migliore per me stessa. A volte mi basta prendermi del tempo da sola, altre volte leggere un qualcosa che mi aiuta a capirmi, in linea di massima, a Jessica fa bene stare con gli altri, sentirsi parte di qualcosa. A volte questo basta per sbloccare tutto, per vedere oltre i miei limiti.
Perché mi rendo conto di essere davvero esigente con me stessa. Mi rendo conto che ci sono volte in cui mi voglio davvero male e vorrei solo sprofondare sotto le coperte senza farmi più vedere. E lotto ogni giorno con questo Rio che ho dentro che non mi perdona e mi trascina sul fondo.
Ma oggi dopo tanto tempo, mi sono vestita, ho messo le mie scarpe, sono uscita al sole e mi sono allenata. Ho riso da sola, ascoltato musica, fatto esercizio. Ho ritrovato la forza di amarmi. Mi sono accettata. Accettare il mio corpo vuol dire anche accettare ciò che prima non andava per me, viverlo e integrarlo. Accettare il mio corpo, significa apprezzare ciò che ho fatto: ho cresciuto la vita nella mia pancia, il mio corpo ha dato luce ad un cuore che ora batte e vive e cresce. Accettare il mio corpo da mamma mi ha aiutato a dosare le parole con le persone. Giudicare un corpo vuol dire giudicare una persona, senza dare importanza alla strada che quel qualcuno ha dovuto affrontare.
Il giudizio è qualcosa che abbiamo dentro di noi, perché fin da piccoli siamo stati giudicati, etichettati, senza volerlo certo, ma è stato fatto. Quei giudizi portano le conseguenze che viviamo oggi, tutti, nelle nostre vite. Quelle etichette ci rendono vittime, ma allo stesso tempo carnefici e accusatori di noi stessi e degli altri. La sfida è riuscire a dare il beneficio del dubbio, coltivare la fiducia in noi stessi e riporla nelle altre persone, o perché no, proprio nei nostri figli.
Ora mentre scrivo, guardo questa mia foto e potrei notare le braccia, i fianchi, la coscia grande. Potrei, ma ho scelto di vedere oltre, ho scelto di vedere una mamma, che dietro è anche una donna. Ma prima di tutto sono una persona, la più importante della mia vita.

Accettarsi per ciò che si è, consiste in un passo molto fondamentale. Purtroppo già da bambini iniziamo ad essere molto influenzati.
Ciao
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Ciao Gianluca! Grazie del commento! Condivido in pieno il tuo pensiero. Ognuno di noi ha bisogno di trovare il giusto modo o il giusto cammino per arrivare ad accettarsi pienamente. E anche io credo che tutto questo sia influenzato dall’educazione che si impartisce ai bambini, dalla società in cui viviamo e dagli schemi mentali che ci accompagnano dal passato.
A presto!
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A mio parere il cammino è lungo ed anche è molto facile farsi condizionare dagli altri. Quando si è bambini capita molto, poi secondo me durante le scuole secondarie quindi l’adolescenza è il periodo di maggior influenza e condizionamento da parte di “soggetti esterni”.
17 anni fa avevo iniziato la prima superiore e molte cose di allora… ripensandole… sono assurde.
Ciao 🙂
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